Quando abbiamo paura facciamo di tutto per riprendere il controllo. Lo possiamo fare descrivendo in modo negativo le persone che ci circondano oppure attaccando aggressivamente.
Agiamo automaticamente e siamo molto meno in grado di sentire il bisogno sottostante e molto meno consapevoli dell’effetto che le nostre azioni hanno sugli altri.
Si verifica così uno strano paradosso: mentre siamo impegnati a riprendere il controllo e a difenderci, attiviamo una serie di situazioni che costruiranno pericoli futuri.
In parte perché diventiamo esageratamente aggressivi, in parte perché non ci accorgiamo dell’effetto che tutto questo produrrà sugli altri, dei quali non abbiamo una visione lucida. Ci concentriamo su ciascun passo e ingigantiamo il passo che ci ha dato fastidio senza vedere la danza nel suo insieme. Parliamo come se fossimo su una retta mentre invece ci troviamo in un circolo vizioso che produrrà nuova paura e rabbia.
E’ per questo che parliamo di consapevolezza aperta: la consapevolezza non è scannerizzare un momento; è aprirsi allo scorrere dei momenti evitando di rimanere fissati al singolo errore. Non è il singolo passo ma la danza nel suo insieme. Possiamo addirittura dire che quando vediamo una sola cosa siamo sicuramente spaventati, perché questo è l’effetto che fa la paura: ingigantisce il particolare e lo separa dal tutto.
Non si può definire l’inizio di un cerchio.
Pratica di mindfulness: Lavorare con la paura
@ Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©√alentina georgia pegorer
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