Man mano che diventiamo più capaci di cogliere i nostri giudizi su di noi e sugli altri si aprono nuove possibilità, nuove modalità di risposta, nuovi sapori, nuove strade.
Possiamo scegliere se percorrere la strada della correzione o della compassione.
La strada della correzione è abbastanza schematica: abbiamo un luogo, un risultato che vorremmo raggiungere e possiamo misurare la distanza tra noi e quel luogo. Ogni giudizio infatti si basa su un senso di discrepanza tra quello che vorremmo e quello che abbiamo. Tra dove siamo e dove vorremmo essere. Attiva il nostro fare e si nutre di obiettivi.
La strada della compassione invece è misteriosa.
Presuppone una pausa in cui sentire il dispiacere per quella discrepanza, in cui prendere uno spazio di respiro e di consapevolezza.
Presuppone un dimorare nella realtà così com’è per esplorarla nelle sue sfumature. Invita a sperimentare l’accettazione, intesa come capacità di accogliere il presente sostituendo al giudizio uno sguardo equanime.
Che ci consenta di dire “Che io possa accettare le cose così come sono”, “Che tu possa accettarti così come sei”, “Che io possa accettarti così come sei”, “Che io possa accettarmi così come sono”.
A questo punto forse la discrepanza diventa solo una sfumatura di sapore. E la compassione un modo per essere in relazione con se stessi e con gli altri, con l’acuta sincerità del reale.
Con questo tipo di pratica i nostri schemi cambiano automaticamente in modi che favoriscono integrazione, comprensione e compassione ma non perché tentiamo di cambiarli, sostituendo un pensiero ad un altro che riteniamo più puro. Si tratta piuttosto di capire la natura dei nostri pensieri come tali, in modo da utilizzarli a nostro vantaggio e non viceversa. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: Self compassion breathing
© Centro Studi Mindfulness e bioenergetica
Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©cinema la superlativ
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