
Un caro amico non finisce mai di divertirmi raccontandomi le storie dei suoi malanni. Ha una ipocondria comica, della quale è consapevole e che diventa, molto spesso, ragione di battute e di scherzi. Eppure nella sua ipocondria dice una grande verità: le emozioni quando non prendono la via della psiche, prendono la strada del corpo. E spesso, molto spesso, possono diventare vere e proprie malattie. Perché dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, ossia le emozioni hanno bisogno di rimanere linguaggio del cuore. E in quella regione degli affetti essere elaborate.
Quando diventano un linguaggio del corpo, separato dalle emozioni, possono produrre una malattia. Questa è la base della medicina psicosomatica. Su questa base però possiamo poi innescare la nostra ipocondria: ossia quella specie di senso di colpa corporeo che ci fa temere che, senza accorgercene, ci sia un danno in corso. Allora tutti i segnali diventano possibili pericoli, possibili malattie con un misto di paura e senso di colpa.
Senso di colpa – direte voi con aria interrogativa – può sembrare strano, eppure è così. Sappiamo di aver “tradito” il nostro corpo e ci aspettiamo che lui, da parte sua, si vendichi. Questo è anche un rischio – o se volete – un effetto collaterale di un pensiero psicosomatico che, portato all’estremo ci fa sentire “colpevoli” di essersi ammalati. E magari anche vergognarci.
Per fortuna il corpo è anche dotato di vita propria e non esiste solo in funzione della nostra mente. Così, per quanto la mente sia forte, lui si organizza per vivere al meglio delle sue possibilità. Per quanto siamo tesi, continua a respirare. Per quanto siamo bloccati, continua a battere il cuore. Da vero saggio ci sta a sentire ma fino ad un certo punto: poi va avanti per conto suo.
In ogni caso c’è una strada di ri-unificazione tra corpo e mente: è quella del piacere. Un piacere che non è solo sessuale è il piacere di essere vivi in tutte le sue sfumature.
Per provare davvero piacere dobbiamo “lasciar andare”, permettere che avvenga ciò che è, permettere al corpo di rispondere con libertà”. Alexander Lowen
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2017 Verso un’accettazione radicale
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