
Quando entriamo in una relazione sono tanti i movimenti – del corpo e dell’anima – che facciamo. Ci protendiamo, ci coinvolgiamo, divertiamo, tocchiamo e veniamo toccati.
Quando usciamo da una relazione il movimento è uno: tirarsi indietro.
Lo facciamo in tanti modi, questo tirarsi indietro, tanti che, a volte, non ci accorgiamo che iniziamo a tirarci indietro ben prima di andare via. Così, per brevità e amore dell’essenziale, ho pensato di fare un breve elenco dei tanti modi in cui ci tiriamo indietro. Perché accorgersene ci può permettere di scegliere.
Ci tiriamo indietro quando:
- ci chiediamo che cosa dovremmo fare, anziché farlo e basta;
- ci chiediamo cosa non ha funzionato, anziché accettare che alti e bassi sono inevitabili (e che le relazioni possono finire);
- ci chiediamo quale potrebbe essere stato il problema, anziché pensare che i problemi si risolvono;
- ci chiediamo come ci vedono gli altri anziché fare attenzione a come noi vediamo loro;
- ci chiediamo come mai gli altri non incontrano i nostri bisogni anziché chiedere o accettare che ci sono cose che gli altri non ci possono dare (si chiama crescere);
- ci teniamo occupati come modo socialmente approvato per stare lontani dalle proprie emozioni.
Se, per caso, hai più di uno di questi sintomi, corri ai ripari. Non si vive tirandosi indietro. Si vive guardano tutto quello che c’è, Sporcandosi le mani, giocando la partita senza aspettare in panchina il momento migliore per entrare in campo.
Stare a guardare quello che non va ci dà la sensazione di controllare la nostra impulsività, mascherando la nostra debolezza con la possibilità di migliorare le cose. Tara Brach
Pratica di mindfulness: Va bene così
© Nicoletta Cinotti 2017 Verso un’accettazione radicale Foto di ©R@ffaella
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