
Tutti abbiamo punti deboli, situazioni in cui sappiamo che sarà più facile che si inneschino delle modalità automatiche di risposta. È un po’ come abboccare ad un amo: una volta abboccati è difficile uscirne interi.
Se invece vediamo l’amo, lo guardiamo, magari avvicinandoci, e poi ci allontaniamo, possiamo dire che abbiamo scampato un pericolo.
Ci sono dei segnali premonitori che, se ascoltati, possono davvero evitarci di entrare nella ripetizione dello schema. Perché pretendere di entrarci dentro e far andare diversamente le cose è davvero un’illusione.
Questa ripetizione dei nostri schemi – legata ad aspetti irrisolti della nostra vita – è una delle principali fonti di dolore e non produce cambiamento ma solo infelicità e frustrazione. La buona notizia è che – proprio come i pesci – possiamo imparare a riconoscere gli ami. La notizia ancora più buona è che possiamo vedere quando le persone a noi vicine stanno per entrare in uno dei loro schemi ed evitare di farci trascinare dentro, in una comunicazione che correrebbe il rischio di farci precipitare in una rete di reciproco risentimento e disagio.
Riconoscere gli ami non è difficile: proprio come pesci, ognuno di noi ha il suo argomento-esca. E proprio come pesci abbocchiamo per avidità, fame emotiva o paura. Allora, nei momenti in cui siamo di fronte ad un amo, un solo pensiero occupa la mente, il corpo si attiva e il cuore si indurisce. Quello è il momento in cui praticare pausa, quello è il momento in cui dimostrarsi amici di noi stessi ed evitare il rinnovarsi di un vecchio dolore.
La meditazione ci insegna ad aprirci e rilassarci con qualsiasi cosa sorga, senza scegliere. Ci insegna a fare piena esperienza del disagio e della sollecitazione e a interrompere l’impeto che di solito ne consegue. Lo facciamo non seguendo i pensieri e tornando continuamente al momento presente. Pema Chodron
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