Cercare approvazione è naturale: fa parte delle nostre strategie istintive di sopravvivenza.
Molto presto però possiamo trasformarlo in qualcosa d’altro: una strategia di controllo o un modo per mascherare la nostra insicurezza, un modo per evitare un sentimento di dolore che sta al centro di noi stessi.
Organizziamo questa strategia attorno a una convinzione “Se ti piaccio non soffrirò la sensazione di non avere valore”.
Ed è incredibile quanto la ricerca di approvazione possa diventare pervasiva, una dinamica costante che risucchia le nostre energie in una voragine senza fondo.
Questo bisogno di accettazione si manifesta spesso come un’emozione di vergogna, di ansia, altre volte come lo sforzo di fare bene qualcosa accompagnato da una tensione sottile nel corpo: “Andrò bene?”, “Sto bene vestito così?”; domande che possono suonarci assurde eppure spesso sono un sottofondo sottile dei nostri pensieri e un motivo delle nostre giornate che attiva un costante dialogo interiore.
Anche se possiamo sentirci molto bene quando gli altri ci danno la loro approvazione questo non cura la ferita sottostante: la sensazione di ansietà che nasce dal sentirsi separati, isolati o diversi.
Temiamo di perdere la connessione e l’approvazione degli altri: ecco perché forse internet non sarà la risposta, come dicono illustri scrittori, ma sarà difficile farlo morire. Perché ci fa sentire connessi e ci fa sentire approvati.
Non già nel seguire il sentiero battuto ma nel trovare a tentoni la propria strada e seguirla coraggiosamente, consiste la vera libertà. Mahatma Gandhi
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©salvatore ajello
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