
Quando succede qualcosa di importante dal punto di vista relazionale, quando abbiamo un conflitto, una tensione, diventa inevitabile domandarsi da quale punto partire per riportare la serenità.
La nostra tendenza è, molto spesso, quella di partire dall’altro. Cerchiamo di spiegare all’altro le nostre ragioni oppure cerchiamo di convincerlo a cambiare atteggiamento o a fare una mediazione. Abbiamo la sensazione che il problema sia esterno e quindi cerchiamo una soluzione all’esterno. E questo, molto spesso, aumenta un circolo vizioso di tensione e frustrazione perchè anziché trovare una via d’uscita ci accorgiamo che troviamo sempre le stesse risposte, sempre lo stesso dolore. Non potrebbe essere altrimenti perchè la relazione è arrivata ad un punto di stallo.
La soluzione allora diventa, molto spesso, andarsene. In molti casi è l’unica soluzione ma non risolve il problema: dentro di noi continuiamo a sentirci feriti o arrabbiati. Oppure, peggio ancora, facciamo pagare al nostro prossimo interlocutore quello che ci è appena successo, in una sorta di propagazione delle difficoltà dal passato al futuro.
Il fatto è che anche se abbiamo un problema relazionale, il punto da cui partire per risolverlo non è mai esterno ma è sempre interno. Non perché siamo i responsabili di tutto e nemmeno perché dobbiamo sempre essere noi i primi a manifestare buona volontà.
È necessario partire dall’interno perchè la soluzione non sta nell’altro ma in noi.
Siamo noi che abbiamo bisogno di riconoscere se e come ci siamo illusi – perchè le delusioni sono sempre figlie delle illusioni – se e come siamo rimasti fedeli alle nostre illusioni pur di non riconoscere che l’altro era diverso. E, infine, siamo noi che dobbiamo trovare consolazione al nostro dolore per interrompere la trasmissione della paura di stare in relazione. Se non ci occupiamo del nostro dolore una parte di noi rimarrà sempre più spaventata di sbagliare di nuovo, di soffrire di nuovo, di incontrare di nuovo la persona sbagliata, che sia un partner lavorativo o professionale.
Non si tratta “solo” di lasciar andare il passato. Non si tratta “solo” di perdonare. E già lasciar andare e perdonare sono due azioni piuttosto difficili.
Si tratta di consolare il presente e, nel farlo, di riconoscere la radice della nostra illusione: quella che ci ha fatto rimanere attaccati a qualcosa che credevamo diverso. Perchè il ripetersi del dolore ha il ripetersi di una stessa illusione. Ognuno ha la propria. A volte ci illudiamo che esista la persona giusta, sottovalutando l’importanza del costruire una relazione. A volte ci illudiamo che se saremo buoni tutti saranno buoni con noi. A volte ci illudiamo che esistano solo sentimenti positivi, solo persone amabili, come se l’oscurità della notte non facesse parte del giorno. A volte ci illudiamo che tutto sia semplice e chiaro, come se il mistero non fosse il luogo da cui sprigiona la tenerezza.
Il mistero ha due possibilità di scelta: l’illusione o la tenerezza. È facile scegliere l’illusione: non capisco perchè fa così, non capisco perchè si comporta cosà e attribuisco una buona ragione, una buona intenzione all’altro. Se scegliamo l’illusione costruiamo un castello che prima o poi cadrà.
Se scegliamo la tenerezza percorriamo la nostra vulnerabilità per sentire se, come e quando quella persona diventa troppo per noi. Troppo difficile, troppo crudele, troppo distante. E allora avremo ancora una nuova possibilità di scelta: vederla per come è e vedere noi per come siamo. A quel punto sapremo che valore ha restare e che valore ha andarsene.
Percepite la verità della contingenza e lasciatevi attirare fuori dalle rassicuranti certezze. Sintonizzatevi con l’evolversi del momento, permettete che la mente si faccia flessibile e non resistente; che si muova con l’esperienza. È impossibile prevedere ciò che una persona dirà, ciò che accadrà domani. E allora state nell’attesa, rilassandovi nell’aspettativa. Gregory Kramer
Pratica di mindfulness: STOP RAIN in relazione (Clicca per andare all’ultima meditazione live)
© Nicoletta Cinotti 2017 Andare la cuore della relazione: la mindfulness interpersonale
Foto di ©marina 2010
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