
Mi capita spesso, in questi giorni, di sentirmi dire “Ho appena iniziato ma mi sembra che le vacanze siano lontane anni”, oppure “Ho appena ripreso e avrei già bisogno di andare in vacanza”. Io lo chiamo effetto immersione. Quando riprendiamo la nostra quotidianità – che sia lavoro o quotidianità in senso ampio – riprendiamo il nostro consueto meccanismo di vita. Che ci stritola non solo perché è troppo pieno ma anche, e soprattutto, perché è meccanico. Non ha posto per gli imprevisti, non ha posto per la pausa.
È come se la nostra vita diventasse più grande di noi: una specie di macchina gigantesca che ci ingloba fino a soffocarci. In questo senso la vacanza rischia di essere una fuga momentanea che ci permette di tornare a farci stritolare, senza pietà e senza ritegno.
Perché costruiamo dei meccanismi, degli schemi, delle routine? Per amore dell’efficienza. Per timore di non farcela. Il meccanismo acquista così una vita propria ma ci soffoca. Il punto allora è incominciare a mettere la vacanza nella propria vita quotidiana: non nel fine settimana ma proprio nella giornata. In ogni giornata. Dei momenti di assoluta gratuità, in cui dedicarci a quello che accade, senza bisogno di produrre nulla. Momenti in cui siamo semplicemente presenti. In cui trattiamo la nostra agenda come se fosse un giardino. Momenti in cui, ogni giorno, ci prendiamo una vacanza. Senza l’ansia dell’inizio, senza l’ansia della fine.
Per essere un artista della fine bisogna lodare
Non solo ciò che è stato prima, ma anche ciò che verrà.
Il fatto di finire è di per sé sorprendente;
Le linee che la definiscono non vengono mai tracciate.
L’inizio è un dono che arriva inaspettato,
ma la fine può essere creata come un’arte. Pat Schneider
Pratica di mindfulness: Un cuore sicuro
© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR
Quando ero ancora nel mondo del lavoro vivevo il rientro dalle ferie con leggerezza. Mi ero accorto che quella leggerezza durava un giorno per ogni settimana di ferie che avevo fatto. I primi giorni di rientro dalle ferie li vivevo con la sensazione di una sorta di invulnerabilità, di invulnerabilità dallo stress. Passati i giorni della “leggerezza” iniziavo a sentire lo stress farsi vicino, entrare. Negli ultimi anni gli spostamenti in treno, da e verso l’ufficio, erano diventati una sorta di vacanza, così come la pausa pranzo. E prendermi una “vacanza” durante i giorni lavorativi, seppur breve, della durata del tragitto in treno, o di una pausa pranzo in un ambiente diverso dalla mensa dove molti continuavano a lavorare mangiando, è stato l’inizio della “potatura”. Potatura che mi ha portato ad accettare di uscire dall’azienda a una manciata di anni dalla pensione. E dopo un primo breve periodo di timore, di incertezza, la quotidianità ha assunto un aspetto mai conosciuto prima di allora. Una quotidianità che, contrariamente a prima, vive di imprevisti che talvolta interrompono la pausa, talaltra la portano con sé. L’ansia talvolta fa ancora capolino ma, non so spiegarmi perché, mi rendo conto che non ha ragione di essere … e se ne va.