È capitato a tutti di avere un palloncino tra le mani. Di quelli che si regalano ai bambini nelle sagre di paese. Se prendiamo un palloncino e lo stringiamo a metà succedono due cose: la pressione della parte alta aumenta fino a rischiare di far esplodere il palloncino e la parte basse rimane svuotata e stagnante.
Ecco spesso facciamo così con il nostro respiro: la tensione della zona del diaframma aumenta la pressione della parte alta del corpo e lo spostarsi di tutta l’energia in alto lascia la zona addominale stagnante come una palude. Ma non è una cosa che succede solo nel corpo.
Se aumentiamo troppo la pressione in un’area della nostra vita ce ne sarà un’altra che rimarrà stagnante e paludosa. Una rischierà di esplodere e l’altra rischierà la necrosi. Lasciamo che il nostro respiro riporti la circolazione, prima nel corpo e poi nella nostra vita. Aumentare la pressione forse ci permetterà di ottenere un risultato desiderato ma quell’ambizione realizzata avrà un costo e un rischio che rimane coperto dalla nostra propensione al risultato. Il rischio di soffocare o esplodere da un lato, di abbandonare qualcosa di importante dall’altro.
Vorrei vivere la mia vita come un fiume che scorre, sorpreso dal suo stesso percorso. J.O. Donohue
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2016 Dimorare nel presente, dimorare nel corpo Foto di ©giopenta
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