
La stanchezza è un fenomeno che mi incuriosisce da sempre. Sembra la cosa più fisiologica del mondo ma non lo è affatto Sei stanco e, improvvisamente, qualcosa ti attrae e ti passa la stanchezza. Oppure sei stanco, vai a correre e dopo non sei più stanco.
Perché le fonti della stanchezza sono tante e non solo fisiche ma anche – e soprattutto – emotive. Così quando entriamo nella stanchezza in amore non è il corpo ad essere stanco ma il cuore. Non crediamo più nella possibilità di investire in quel rapporto. Non crediamo che ci sia ancora uno spazio di possibilità per la crescita di quella relazione e quella stanchezza che ci prende non parla solo della nostra stanchezza ma parla della scarsa vitalità di quella relazione.
Quando siamo stanchi fisicamente ci riposiamo. Come mai il riposo non funziona quando siamo stanchi emotivamente? Perché quello che ci stanca emotivamente è la stagnazione, la mancanza di movimento vitale, di crescita e quindi la stanchezza emotiva non ha bisogno di riposo ma di attività.
La stanchezza in amore ha bisogno di una crescita, ha bisogno di avere qualcosa da rilanciare e, forse, se non lo troviamo, ha bisogno di esplorare il sapore della mancanza. Può darsi che quel cibo non sia più adatto a noi. Può darsi che quello che ci manca non sia qualcosa che può venire dall’altro. Può darsi che stiamo perdendo di vista quello che abbiamo ogni giorno. Inseguendo uno dei tanti miraggi prodotti dalla fame d’amore.
A volte esiliamo delle parti di noi per un amore. Altre volte esiliamo delle parti di noi per stare da soli o da sole, ma prima o poi l’esilio deve finire per tornare quello che siamo. Intere. Nostre. Uniche. Interi, nostri, unici. Cinotti, Nicoletta. Genitori di sé stessi (la pietra filosofale) (Italian Edition) (p.38). Enrico Damiani Editore. Edizione del Kindle.
Pratica di mindfulness: Incontrare la resistenza
© Nicoletta Cinotti 2023 Scrivere storie di guarigione
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