Malgrado la delusione sia uno dei dolori più acuti e persistenti continuiamo quotidianamente ad illuderci. Cosa ci attrae nelle nostre illusioni?
Tutti noi abbiamo conosciuto il dolore della delusione: l’aver creduto in qualcosa e scoprire che ci eravamo illusi, che la realtà è quanto di più lontano sia possibile dalla nostra illusione. È un dolore acuto ché spesso mina la nostra fiducia nella vita e la nostra capacità di sperare. Eppure è un dolore dal quale è difficile imparare davvero. A volte ci chiudiamo per un po’ di tempo e poi, appena guariti, ripetiamo proprio la stessa illusione che prima o poi ci condurrà ad un’altra delusione.
Le illusioni nascono da due elementi: dall’avere totale fiducia nelle nostre idee, soprattutto quando sono accompagnate da sentimenti intensi (positivi o negativi) e da una sorta di inconsapevolezza che ci rende ignari della realtà e della nostra distanza dalla realtà. Hanno però un altro ingrediente che ce le fa amare: le illusioni sono dolci, ci aiutano a sperare e soprattutto ci aiutano a cogliere la poesia della vita.
Abbiamo bisogno del linguaggio poetico, di quelle parole che sono già, esse stesse esperienza. Proprio come da bambini abbiamo avuto bisogno delle favole per addormentarci, da grandi ci raccontiamo delle favole per sperare e crescere.
Abbiamo diritto alla poesia. E per questo non c’è bisogno di illudersi. Basta essere presenti allo straordinario nell’ordinario, alla prospettiva più ampia che ci offre una consapevolezza aperta. Possiamo nutrire la nostra anima con la bellezza e questo ci renderà più liberi dalle nostre illusioni. Perché la bellezza colmerà il nostro bisogno di assoluto e ci libererà dalla dipendenza dell’ illusione.
Nessuna grazia esteriore è completa se non è compenetrata e vivificata dalla bellezza interiore. Alexander Lowen
Pratica di Mindfulness: La pratica informale
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©mara zocolotte
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