
Ci sono eventi che accadono che ci sembrano intollerabili. Possono riguardare noi stessi o altre persone, come vediamo sulle pagine dei giornali in quest’ultimo periodo. Comunque è vero: alcune tragedie sono intollerabili. Proviamo rabbia perchè ci spaventano. Proviamo compassione quando riusciamo a tollerare il dolore che suscitano.
Questo ci spinge a fare un’ulteriore chiarezza.
Cosa significa permettere, cosa significa dire sì a quello che accade nella vita? Quanta ragione c’è a dire di sì di fronte ad eventi dolorosi e ingiustificabili?
Il nostro sì non significa autorizzare le cose che avvengono. Significa permettere, riconoscere quello che c’è perchè è già presente nella nostra vita
Ciò a cui è necessario dire sì, è alle nostre sensazioni rispetto all’evento indesiderato. Non cambieremo il mondo esterno ma autorizzarci a provare quello che proviamo, sentirlo nella sua risonanza corporea ed emotiva, mantenendo chiaro e ampio lo spazio interiore, ci permetterà di scollinare la montagna di dolore, di rabbia, di risentimento, di fastidio che ci troviamo davanti.
Ci permetterà di far scorrere nuovamente quell’energia che la reazione tiene bloccata nel corpo, quell’attivazione che ci rende inquieti o ansiosi, o quel torpore che ci lascia immobili quando vorremmo muoverci.
Non abbiamo alternative rispetto agli eventi che sono accaduti: possiamo solo accoglierli con dignità. Nessuna protesta li farà andare via.
Abbiamo però piena giurisdizione sul nostro mondo interno e dichiarare quindi un emendamento di pace, dire di sì a ciò che proviamo è una regola di buon governo. Perché ciò che non possiamo accettare disegna la dimensione della nostra prigione.
Il confine di ciò che non possiamo accettare è la misura della nostra libertà. Tara Brach
Pratica di Mindfulness: Esplorare rifiuto e accettazione
© Nicoletta Cinotti 2022 Be real not perfect: verso un’accettazione radicale
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