
Il nostro punto di vista è inevitabilmente centrato sul nostro corpo. E’ a partire da questa esperienza che sentiamo, vediamo, odoriamo o udiamo.
E’ per questo che, a volte, per estensione, facciamo lo stesso anche con quello che pensiamo. Misuriamo così l’altro a partire dal nostro soggettivo processo di pensiero come se il nostro modo di vedere fosse il centro del mondo.
Questa piattaforma centrata su di noi è meravigliosa fino a che tutto funziona ma diventa un vero tormento quando non accade ciò che volevamo, che desideravamo o semplicemente che ci aspettavamo.
Ecco perché la pratica della meditazione è – in fondo – sempre una pratica in dialogo. Mettiamo la nostra piattaforma egocentrica di osservazione in dialogo con il mondo, con gli altri, con l’ipotesi che i confini tra noi e gli altri non siano così rigidi ma piuttosto delle linee di demarcazione che usiamo per brevità. E osserviamo quello che succede nell’incontro tra i mondi e le diverse piattaforme d’osservazione tanto che alla fine rimane solo la consapevolezza e i confini della nostra piattaforma non sono più così importanti.
E’ una cosa che abbiamo già provato tutti. Tutti noi abbiamo assaporato l’assenza di confini della consapevolezza, nelle occasioni in cui siamo riusciti a sospendere per un po’ il nostro punto di vista personale e a vedere le cose da quello di un’altra persona e a sentirci uniti a lei. Chiamiamo questo sentimento empatia. Jon Kabat Zinn
Pratica di bioenergetica: Mindful bioenergetic
© Nicoletta Cinotti 2022 IL protocollo MBCT online
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