
Le emozioni sono come il pane: le facciamo ogni giorno, ogni momento. E come il pane quando diventano vecchie non sono più tanto buone eppure, molte volte, ne parliamo come se fossero oggetti solidi e costanti. Accade perché alcune emozioni hanno dato forma alla nostra personalità: così, quando arrivano, ne riconosciamo subito l’odore acre o dolce dell’infanzia e della crescita. È qui che il sentimento di fondo fa la differenza: se abbiamo avuto tanta paura, sofferto di tanta gelosia o vergogna, abbiamo imparato anche ad evitare le situazioni che possono suscitarle di nuovo. E facendolo ci siamo opposti proprio a ciò di cui avevamo più bisogno: il contatto
E’ la qualità del contatto che si ammala con certe emozioni: con la paura o la vergogna abbiamo bisogno di stare lontano. Con l’invidia e la gelosia avvicinarci aumenta l’avidità: e diventiamo ladri dell’anima altrui.
La quantità e la qualità di contatto che abbiamo disegna il punto in cui nascono le emozioni: se stiamo troppo lontani aumenta il senso di solitudine ed isolamento. Se andiamo troppo vicino può crescere la confusione o l’avidità. Pensare alle emozioni in relazione alla qualità del contatto che quelle emozioni ci offrono ci permette di comprendere come la distanza non sia un elemento marginale. È piuttosto ciò che regola l’emergere di alcune sensazioni e ne sopprime altre. Le emozioni che ci fanno allontanare dall’esperienza sono emozioni che, prima o poi, maturano un disagio emotivo. Quelle che ci fanno avvicinare all’esperienza portano gioia.
Nessuna emozione, privata del senso della distanza, può essere veramente compresa. Distanza non vuol dire lontananza: è piuttosto la misura del contatto e regola la qualità del flusso emotivo.
A volte sostituiamo il senso della distanza con il senso dei confini, rafforzando così l’idea che si sia – tra noi – separati. Ma è l’andare troppo vicini che ci rende invadenti. È l’andare vicini che fa emergere emozioni che non riusciamo a contenere. La distanza è come il gambo per il fiore. Può dargli eleganza o togliergliela. Spesso vediamo il fiore, l’emozione che sboccia, e ci dimentichiamo di guardare allo stelo: nessun fiore nasce privato della forza del suo stelo.
La forza che urgendo nel verde càlamo guida il fiore,
guida la mia verde età; quell’impeto che squassa le radici degli alberi
è per me distruzione. Dylan Thomas tradotto da Eugenio Montale
Pratica del giorno: La meditazione della montagna
© Nicoletta Cinotti 2022 Mindfulness ed emozioni
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