
In questo periodo dell’anno dedichiamo più tempo all’attività fisica. Complice le vacanze, il sole, il desiderio di muoversi. Fare sport ci offre un a buona possibilità di consapevolezza soprattutto se l’intenzione è quella di usare l’attività non solo per allenarsi ma per riportare connessione con il corpo. Connessione? Si, connessione, perchè spesso viviamo a una distanza – a volte leggera a volte ampia – dal nostro corpo. Ecco cosa suggeriscono Moi Ganzales e Montse Rodriguez in Mindful Running
Mr. Duffy viveva ad una certa distanza dal suo corpo. James Joyce
“Prendiamo in esame questa frase tratta dalla letteratura anglofona, che ci ricorda che tutti abbiamo un corpo e porta a farci la domanda seguente: «A quale distanza viviamo dal nostro corpo?». Quando decidiamo cosa vogliamo fare, è importante che a deciderlo sia la totalità del nostro essere, il corpo e la mente, per non incappare in sorprese o conflitti interiori. Il corpo, in cui la mente abita, svolge molteplici funzioni, che a volte possono passare inosservate, ma non per questo smettono di essere fondamentali. Eppure, spesso viviamo intrappolati nel pensiero, senza contatto con l’organismo. Ci dimentichiamo di averlo e di doverlo accudire, rispettare, mantenere in buono stato, al di là dell’aspetto estetico che gli diamo, nel tentativo di rimediare a questa carenza. Quando vogliamo essere sicuri che tutto sia a posto per andare a correre, guardiamo più alla forma che al contenuto. Vale a dire che valorizziamo scarpe, calzini, vestiti, occhiali, tempo disponibile, telefono, musica, orologio… e ci dimentichiamo che cosa tutto questo tenda a mascherare. Coloro che usano un orologio hanno già un’idea dei segnali interni: battito, ritmo… Ma, che ricorriamo o meno a dispositivi ausiliari, tutti dobbiamo ricordare che le informazioni principali riguardo al nostro corpo provengono dalle sensazioni.
Che sensazione ho oggi?
Le sensazioni sono molte e variano in ogni momento. E sono più forti e potenti quando è maggiore il grado di connessione tra il corpo e la mente. In funzione della distanza che esiste tra queste due componenti, l’informazione sarà più o meno valida. I dati sensoriali ci aiutano a gestire quello che succede nell’organismo, dagli aspetti più basilari, come la fame, il freddo o il fastidio del sole negli occhi, ad altri come la debolezza, il disgusto, la rabbia… Se ottieni queste informazioni attraverso le tue stesse sensazioni, potrai gestirle e fare una buona sessione di running. Se, al contrario, il tuo corpo e la tua mente non si coordinano per trasmettere i dati, la seduta può subire qualche contrattempo. A seconda della distanza tra il corpo e la mente, varia il livello di autoconoscenza: se è alto, la distanza si accorcia e aumentano le garanzie di successo.”
© www.nicolettacinotti.net 2017 Rubrica “Addomesticare pensieri selvatici” Foto di ©Dave Chiu
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