
Aprile profuma di pausa. Ci sono le vacanze di Pasqua, i fine settimana più lunghi. E la pausa, la vacanza è diventata, per tutti molto preziosa.
Perché interrompe il flusso continuo delle nostre giornate. Ci porta delle novità. Non permette che le cose rimangano come al solito.
Abbiamo perso i riti di transizione: quei momenti particolari che segnavano il passaggio da una fase all’altra della nostra vita. Così la vacanza, la mini vacanza, il ponte, il fine settimana lungo, diventano i nostri personali riti di transizione.
Perché non possiamo rinunciare al rito. Né possiamo rinunciare a qualcosa che segni il passaggio. Così è come se la vacanza fosse una specie di boa verso la quale nuotiamo qualche volta all’anno.
Non possiamo rinunciare al rito perché abbiamo bisogno di qualcosa che segni la crescita e il cambiamento. Abbiamo bisogno di arrestare la corsa con una pausa. Abbiamo bisogno di riconoscere che siamo cresciuti e di onorare la diversità tra ieri e oggi. Lo facciamo con il piacere perché la gioia è uno strumento di focalizzazione dell’attenzione. Quando siamo felici non siamo distratti: siamo aperti.
E più la transizione è importante più abbiamo bisogno di un rito che segni questa discontinuità. Possiamo fare questa cosa ogni giorno, con il rito della pratica mattutina. Ripeterlo più volte durante il giorno con lo Spazio di respiro di tre minuti. Oppure prendere un tempo dedicato con un ritiro di meditazione.
Il senso però è lo stesso: abbiamo bisogno di celebrare l’inizio e la fine. Abbiamo bisogno di momenti in cui esistere è più che sufficiente e fare non è produttivo ma espressivo. Abbiamo bisogno di una giornata che sia un’opera d’arte: la nostra opera d’arte.
Per consentirci di avere piena coscienza della situazione in cui ci troviamo, quale che sia, dobbiamo imporci una pausa sufficientemente lunga per inquadrare il presente; sufficiente per sentirlo, vederlo nella sua pienezza, esserne consapevoli per conoscerlo e capirlo meglio. Solo allora potremo accettare la verità di quel momento della nostra vita, trarne esperienza e continuare. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: Lo spazio di respiro di tre minuti
© Nicoletta Cinotti 2018 Ritiro di primavera: A scuola di grazia e non di perfezione
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