Ci sono emozioni che ci attraversano e scorrono via come soffiate dal vento. Ce ne sono altre, invece, che rimangono solide dentro di noi. Sono emozioni del passato, emozioni difficili, che abbiamo congelato perché non sapevamo come lasciarle andare e renderle chiuse come un sasso ci è sembrato il modo più semplice per andare avanti.
Se con il tempo si sono accumulati troppi di questi sassolini possiamo avere la sensazione di non provare più molte emozioni oppure un senso di oppressione sordo, come siamo sordi all’emozioni che abbiamo solidificato. Perché non possiamo togliere una sensazione senza che tutte le altre ne risentano. Così come non possiamo togliere una nota senza che tutta la musica cambi.
Andare incontro a queste emozioni non è banale, eppure è necessario: risentimenti, rancore, rabbia e paura sono probabilmente gli ingredienti che le compongono. Guardarle è un buon modo per iniziare a scioglierle. E se ci sembra difficile possiamo ricordarci che guardandole iniziamo a darci quell’attenzione affettuosa che aspettavamo da tempo. Possiamo sentirne l’odore umido – di qualcosa rimasto a lungo al chiuso – o delle lacrime che le hanno impastate. Possiamo assaggiarne il gusto amaro, la forma insolita e quanta risonanza hanno nel corpo. Le abbiamo solidificate con i pensieri ma i pensieri non ci serviranno per scioglierle. Ci servirà entrare al di là della fortezza che abbiamo costruito per proteggerci.
Se non farai ritorno al tuo cuore non riuscirai a vivere con compassione, l’unico modo per vedere il mondo con chiarezza e senza esasperazioni o esagerazioni. Se non farai ritorno al tuo cuore ogni cosa alimenterà in te solo ansia e noia. Paul Ferrini
Pratica di mindfulness: La pratica della gentilezza (versione live)
© Nicoletta Cinotti 2015
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