Tradizionalmente negli Stati Uniti, alla cerimonia di laurea, viene invitato un relatore prestigioso che faccia un discorso illuminante agli studenti che hanno appena concluso il loro percorso di studi. Pema Chodron è stata invitata a tenere uno di questi discorsi alla cerimonia di laurea di sua nipote.
E, contro-intuitivamente, non ha scelto di motivarli al successo e alla perfomance. Li ha invitati ad imparare dai propri errori e dai propri fallimenti. Per alcune ragioni, essenziali per tutti: 1) nessuno può sapere cosa accadrà ma i momenti di incertezza hanno grandissime potenzialità; 2) tutti insegnano come vincere ma non cosa fare di fronte agli inevitabili fallimenti; 3) abbiamo bisogno di strumenti per trattare la cruda vulnerabilità del nostro cuore e biasimare gli altri o noi stessi non è il tipo di strumento che ci aiuterà a comprendere cosa è accaduto.
Fallire molto spesso – troppo spesso – diventa la sensazione che ci sia qualcosa di radicalmente sbagliato in noi, che va nascosto e corretto. Ma, gli errori possono essere i portali della scoperta, della creatività e dell’apprendimento. Perché non permetterci di sentire cosa proviamo quando le cose non vanno come vorremmo, come avremmo sperato, desiderato e cercato? È nelle difficoltà e nel fallimento che spesso incontriamo le nostre migliori qualità.
È un invito – forte e chiaro – a fornirci di strumenti per una educazione contemplativa, indipendentemente dalla laurea. Una educazione che non misuri solo i risultati ma anche il processo per raggiungerli. Che non termini con il diploma ma prosegua per tutta la vita. Perché non possiamo permetterci il lusso di smettere di imparare.
Il fallimento ha sempre avuto un effetto positivo su di me, è stato il mio migliore maestro: mi ha costretto a fermarmi e a considerare il mio comportamento autodistruttivo.Mi ha dato la capacità di cominciare da capo con tutta la vitalità e l’entusiasmo che comporta un nuovo inizio. Accettando il fallimento mi sono liberato dalla lotta per superare il senso interiore di fallimento.Accettare il fallimento non è sintomo di rassegnazione, ma di accettazione di sé. Accettare il fallimento libera l’energia legata alla lotta per il successo e l’autoaffermazione, rendendo così possibile la crescita. Alexander Lowen
Poesia del giorno: Scrivere un curriculum di Wislawa Szymborska
Pratica del giorno: La meditazione della montagna
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©Luca Rusconi
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