
C’è qualcosa che ci permette di dire che siamo davvero presenti: è la sensazione di vividezza, di chiarezza e felicità che proviamo, in certi momenti. Momenti semplici e quotidiani e non necessariamente attimi speciali.Una sensazione che è sempre a nostra disposizione. Rientra tra i nostri diritti di nascita.
L’abbiamo solo offuscata momentaneamente, per ragioni di sicurezza. Abbiamo pensato di non voler più soffrire e quindi abbiamo messo in campo delle strategie: fisiche, emotive e di pensiero. Strategie legate tra di loro. Quelle più sottili e difficili da sciogliere sono quelle mentali. Abbandoniamo con timore le nostre convinzioni di fondo. Per questo imparare a riconoscerle è così importante. Nominandole togliamo loro un po’ di quella consistenza che le rende così solide da sembrare colonne portanti della nostra vita. In realtà ci offrono un surrogato di vita.
Un surrogato perché la spiegazione è già pronta, la percezione è già fatta, la soluzione è già nota. Così oggi, quando sentiamo arrivare l’armata dei pensieri che ci spiegano la vita, proviamo a fermarci e chiederci: qual è la convinzione di fondo che esprimono? Diamole un nome, magari creativo: possono essere strategie di controllo, di aggressione, di espansività o altro ancora. Diamo loro un nome perché, dare un nome alle cose, è il primo passo per imparare a conoscerle.
Decisioni e strategie di fondo si ricompongono in una costruzione mentale apparentemente solida che diventa un surrogato di vita. Crediamo che questa immagine della realtà, prodotta dal pensiero corrisponda alla vita. Tuttavia, più prestiamo fede a questa vita artificiale, più ci allontaniamo dalla vita così com’è. Ezra Bayda
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2022 Il protocollo MBCT online
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