Il nostro atteggiamento nei confronti delle emozioni è spesso molto discriminatorio. Ci sono emozioni che dovremmo provare e altre che non dovremmo nemmeno lontanamente sentire. In questo modo finiamo per alimentare un’atteggiamento formale ed evitante nei confronti di noi stessi.
Neghiamo ciò che ci appare scomodo, alimentiamo quello che è congruente con una buona immagine di noi.
Non ci sono emozioni giuste o sbagliate, lecite o illecite. Quello che può fare la differenza è la reazione che possiamo avere. Se reagiamo sulla base delle nostre emozioni – buone o cattive che siano – percorriamo una strada impulsiva.
Se scegliamo cosa e come agire percorriamo la strada della cura e del riconoscimento dei nostri legittimi bisogni.
Allora anche l’emozione più difficile potrà trovare un vero spazio e una vera risposta.
Perché tutte le emozioni hanno diritto di esistere. Non tutte le azioni.
Se riconosciamo questa differenza tra sentire ed agire potremo avere il lusso di sentire pienamente e di prenderci pienamente cura di noi stessi e degli altri. Perché nessun evitamento emotivo produce cura. Negare ciò che sentiamo produce callosità e incuria di noi e degli altri.
“Io mi prenderò cura di me stesso” o monaci è con questo spirito che devono essere praticate le applicazioni della presenza mentale. “Io mi prenderò cura degli altri” è con questo spirito che devono essere praticate le applicazioni della presenza mentale. La rivelazione del Buddha
Pratica di mindfulness: La meditazione del lago
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©SeRGioSVoX
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