Abbiamo imparato che quando siamo stanchi dobbiamo fermarci. A volte lo facciamo, a volte no. A volte ci diciamo che non possiamo farlo, altre volte lo posticipiamo.
Non distinguiamo però la natura della nostra stanchezza: ci sono delle stanchezze che non si recuperano con il riposo. Rimaniamo sul divano o sul letto e più passa il tempo e più ci sentiamo stanchi.
Quel tipo di stanchezza non ha bisogno di riposo fisico ma di movimento, di espressione perché è la stanchezza che nasce dall’aver a lungo trattenuto quello che sentiamo emotivamente.
Ogni emozione infatti attiva una risposta muscolare, consapevole o inconsapevole. E per non esprimere quell’emozione dobbiamo attivare una contro risposta muscolare di direzione opposta e di forza almeno uguale. E’ in questa qualità di trattenimento che perdiamo le nostre risorse migliori: la nostra creatività e la nostra motivazione, la nostra vitalità e la nostra spinta curiosa.
Se non troviamo un modo di portare consapevolezza ed espressione alla nostra vita emotiva, avremo sempre più quel tipo di stanchezza e nessun riposo la compenserà. Non basta infatti essere liberi di fare perché si sia anche liberi di esprimere. E il bisogno di esprimersi è un diritto a cui non possiamo rinunciare, pena l’esaurirsi di quella spinta creativa e vitale che realizza il piacere di essere vivi.
Per esprimere le nostre emozioni non è indispensabile agirle: basta sentire pienamente la loro carica energetica, la loro direzione e la loro vitalità: sceglieremo poi se agirle o meno. L’azione infatti non è l’unica cosa che possiamo fare con le emozioni: sentirle è la prima, agirle è l’ultima.
Pratica del giorno: Mindful bioenergetics
© Centro Studi di Mindfulness e Bioenergetica Genova Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©Life Reflections ♥
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