
La nostra tendenza a dare troppa importanza ai pensieri ci fa trasformare le nostre relazioni in un dibattito verbale, una specie di tribuna politica dove alla fine tutti dicono qualcosa di vantaggioso per la propria posizione ma nessuno dice qualcosa di autentico.
Chiedersi “Perché è successo?” o “Di chi è la colpa?” sono domande utili? Spesso servono solo ad alimentare un clima di conflitto e di proliferazione mentale ma non ci offrono una vera risposta relazionale.
Guardare invece i piccoli movimenti che avvengono in una relazione – qualunque sia la natura di questa relazione – significa spostare l’attenzione dal perché al come. Dall’analisi mentale all’esperienza. Cosa provo mentre sta succedendo questo? Cosa prova l’altro? e come risuona nel corpo ciò che proviamo?
Così, anziché chiedersi perché è successo e di chi è la colpa potremmo guardare come ci siamo mossi con il corpo: ci siamo avvicinati o allontanati? Abbiamo accolto o attaccato? Siamo stati trascinati nell’azione o abbiamo atteso che avvenisse l’incontro?
Portare la consapevolezza a questi aspetti ha due qualità: ci rende consapevoli nel noi e non solo nell‘Io e sposta la nostra attenzione a ciò che dà la sostanza alle nostre parole: il corpo.
E soprattutto ci permette quell’apertura mentale che solo le relazioni possono darci: quell’apertura mentale che nasce dalla prospettiva più ampia della relazione.
Chiunque si annoi in un matrimonio è perché non presta attenzione. Sue Johnson
Pratica di mindfulness: Ascoltare profondamente
Foto di ©tsouk.yannis
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