Il nostro orientamento alla realtà si sviluppa lentamente. Alla nascita abbiamo un orientamento al piacere e alla ricerca del piacere. Solo successivamente incominciamo ad essere realistici rispetto al mondo e anche rispetto al gradevole e allo sgradevole che ci troviamo, inevitabilmente, ad incontrare.
Questo orientamento alla realtà accompagna il nostro ingresso nell’età adulta e si intreccia strettamente con il nostro orientamento al piacere: se non siamo realistici rispetto alla vita non riusciamo nemmeno a ottenere quella soddisfazione e quella realizzazione alla quale aspiriamo. È nell’intreccio tra ricerca del piacere e realtà che nascono le nostre illusioni. Perché il nostro orientamento al piacere può rimanere così forte che preferiamo raccontarci delle bugie piuttosto che riconoscere che ci stiamo illudendo.
Quindi, malgrado le illusioni siano forse la più importante fonte di sofferenza della vita, nascono, paradossalmente, perché siamo troppo attaccati al piacere per dirci la verità. E poi diventiamo troppo attaccati all’illusione, alla quale siamo disponibile a sacrificare molto, a volte tutto, nel vano tentativo di realizzarla.
Allora forse il punto – semplice ma non banale – è domandarsi quanto sono forti il nostro orientamento alla realtà e il nostro orientamento al piacere. Non possiamo rinunciare a nessuno dei due e lo squilibrio tra questi due aspetti è una sicura fonte di sofferenza, personale e relazionale.
Così, a volte, non è tanto difficile chiudere una relazione, quanto abbandonare l’idea che avevamo di quella relazione.
Quando l’illusione acquista potere esige di essere realizzata, costringendo la persona ad entrare in conflitto con la realtà, conflitto che sfocia in un comportamento disperato. Nella sua disperazione è disposta a rinunciare a tutto nella speranza che l’avverarsi dell’illusione faccia scomparire la disperazione. Alexander Lowen
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Foto di ©wallace39 ” mud and glory “
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