Molto spesso le nostre emozioni si mischiano con i pensieri. Non è lo stesso con tutte le emozioni: alcune emozioni hanno una relazione così stretta con la proliferazione di pensiero che quasi non ci sembra di provare un’emozione. Succede per l’ansia e, soprattutto, succede con il senso di colpa.
Nel senso di colpa la proliferazione mentale diventa una voce dialogante, un commentario interiore che giudica eventi e sfumature delle nostre risposte senza darci molte alternative di pace.
È il senso di colpa che ci fa ritirare dalle relazioni sociali, è il senso di colpa che ci tiene in relazioni dalle quali dovremmo veramente uscire. O che mantiene modi relazionali che non hanno nessuna ragione di esistere. Ci sentiamo in colpa per una ragione paradossale: perché ci sembra inaccettabile come sono andate le cose. E pensare che è colpa nostra ci restituisce un senso minimo di controllo sugli eventi. Pensiamo di consolarci dicendo “Se avessi fatto, se avessi detto…avrei dovuto fare o dire”.
Una consolazione che non funziona perché accresce il senso di inadeguatezza per un controllo sugli eventi che non è realizzabile.
A volte è inconcepibile non essere amati e, per cercare una spiegazione al non amore, è più tollerabile pensare che sia colpa nostra piuttosto che, semplicemente, un dato di realtà. Il senso di colpa ci fa credere che ci sia una ragione al non amore: è solo un’illusione di controllo.
Lasciare quella illusione ci rende liberi. E, forse, la libertà è la nostra vera grande paura. Ci sembra che parli le parole del vuoto. E invece recita la poesia dell’esistere.
Da ogni minuscolo germoglio nasce un albero con molte fronde. Ogni fortezza si erige con la posa della prima pietra. Ogni viaggio comincia con un solo passo. Lao Tzu
Pratica del giorno: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©paololongo48
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