Conosciamo tutti le tante espressioni del lasciar andare: le pratichiamo con l’espirazione, con la camminata, con il chiudere una telefonata, inviare una mail, un tweet. Chiudendo la porta di casa, parcheggiando la macchina, addormentandoci la sera.
Conosciamo la gioia, la trepidazione e il timore che a volte le accompagna.
Assaggiamo la libertà che costruiscono insieme alla novità e al vuoto.
Tutti questi momenti sono attimi in cui pratichiamo il lasciar andare. Attimi in cui abbiamo fiducia. Fiducia nel dopo.
Così le espressioni del lasciar andare altro non sono che una pratica di fiducia: fiducia che ciò che andava fatto è stato compiuto.
Fiducia che ciò che arriverà, nuovo, sarà proprio ciò di cui avevamo bisogno per imparare e crescere.
Senza questa fiducia finiamo soffocati dalla nostra fame, dalla nostra paura, dalla nostra ansia. E per quanto questi tre possano essere nostri compagni se prestiamo attenzione – ognuno di noi – ogni giorno pratica con grazia il lasciar andare. Onoriamolo portando l’attenzione a quel momento e crescerà la consapevolezza del ritmo, del fluire, del respiro. E la consapevolezza della nostra bellezza.
Quando coltiviamo l’intenzione di lasciar andare le cose per come sono, significa che riconosciamo che siamo molto più grandi e molto più “aperti” della voce che continua a dirci “Non può essere così” oppure “deve andare così”. Jon Kabat Zinn
Pratica di Mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2015 Mindfulness e bioenergetica
Foti di ©lucia bianchi e ©elisa signoretti
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