Ho parecchi debiti di gratitudine: cerco di saldarli ma sono sempre in ritardo e in disavanzo. Questo non è poi un gran male e comunque stamattina vorrei rimediare.
Ho un debito di gratitudine verso mia madre: non solo per l’ovvia considerazione che mi ha fatto nascere ma perché ha tollerato la mia lunghissima adolescenza e il mio animo ribelle. In effetti credo di essere uscita dall’adolescenza più o meno ieri.
Ho un debito di gratitudine verso la mia analista che in tanti momenti ho sentito generatrice più di una madre. Libera dall’impegno di accudirmi fisicamente mi ha restituito “l’anima intera”, non più frammentata in parti distinte e separate. Una gratitudine che ancora mi commuove.
Ho un debito di gratitudine verso la mia maestra di meditazione. Perché mi ha fatto rinascere infinite volte e mi ha fatto intravedere la possibilità che un’identità stabile non sia poi una così grande ricchezza. Mi ha insegnato ad apprezzare gli “attimi di me” senza sforzarmi di farli diventare un’unità costituita, una ricchezza stabile. Mi ha insegnato la circolazione della trasformazione, il baratto della compassione. E la risata del paradosso, quella che scuote le fondamenta delle cose di cui siamo convinti.
Ho un debito di gratitudine verso tutte le donne che ho incontrato nella mia vita: intelligenti, belle, brutte, panzer, dolci, imprevedibili o costanti e affidabili. Mi hanno insegnato cosa vuol dire la parola sorella.
Poesia del giorno: Ammonimenti rivolti alle donne
Pratica di Mindfulness: Meditazione sul cambiamento e sulla gentilezza amorevole
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©leosagnotti
Lascia un commento