Ci sono delle idee e delle emozioni che ci mettono in una specie di trance in cui continuiamo a ripetere le nostre preoccupazioni e i nostri piani.
È una trance perché, malgrado la nostra intenzione di fare qualcosa di diverso, abbiamo una sensazione fuori campo che ci dice che tanto sarà tutto uguale. Le cose andranno nello stesso modo.
Mi capita spessissimo di sentire questo ritornello dietro all’ansia e alla paura delle persone. È come quando, nei sogni, scappiamo da qualche inseguitore e sappiamo già che verremo catturati. Questa convinzione di sottofondo, che alimenta la nostra ansia, è l’idea di non avere valore, l’idea che, per quanto facciamo, sarà tutto inutile. È la sensazione che c’è qualcosa che non va in noi e nella nostra vita.
La nostra reazione a questa paura è il biasimo: nei nostri confronti o nei confronti altrui. Quella disapprovazione che alimentiamo, difensivamente, ogni volta che lasciamo che il giudizio prenda il sopravvento. Pensiamo che giudicare gli altri ci salvi, in realtà ci conferma che, anche noi, siamo salvi per caso. Promossi per un solo momento, poi qualcuno scoprirà che non andiamo bene.
Costruiamo in questo modo un mondo di terrore in cui sta sempre per accadere qualcosa di negativo.
Come non essere sommersi dalla compassione per la nostra paura? Come non essere assolti da qualunque peccato a fronte della punizione che ci infliggiamo ogni giorno?
La nostra libertà nasce quando ci liberiamo dall’ansia dell’imperfezione.
Basta così.
Queste poche parole bastano, se non queste parole, questo respiro.
Se non questo respiro questo starmene qui seduto. Questa apertura alla vita che abbiamo rifiutato,sempre e di nuovo.
Finora. Finora. David Whyte
Pratica di mindfulness: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2015
Illustrazione di Alex Noriega
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