Abbiamo bisogno della spiritualità?
Tutti noi, ogni giorno, siamo coinvolti in qualche processo di cura: curiamo le persone che amiamo, il nostro lavoro, le piante del giardino, gli animali di casa. Curiamo perché abbiamo bisogno di espanderci oltre un senso definito e costretto di Io, me , mio. Abbiamo una spinta che ci porta ad andare oltre i confini limitati e limitanti del nostro Io.
Questa espansione della coscienza è necessaria l’aria che respiriamo: sentire che la nostra individualità non può esistere senza una maggiore connessione, che i confini del nostro Io non sono sufficienti a spiegare la nostra vita, che c’è un legame misterioso con persone a volte conosciute a malapena, è l’espressione del senso della spiritualità.
Non è una spiritualità trascendente ma umana, basilare, radicale senza la quale non potremmo vivere. Non è magica, è concreta. Non è New Age ma è il tempo presente.
La risvegliamo ogni volta che ci rivolgiamo con cura e passione a un altro essere vivente. Non potremmo farne a meno e non possiamo curare – professionalmente – senza ricordarci che questo è un bisogno fondamentale di ogni essere umano: il senso della spiritualità non è un optional in più. Fa parte della nostra natura.
Questa connessione con gli altri è quello che offre una prospettiva più ampia alla nostra vita ed è una parte integrante della nostra salute fisica e psichica.
L’attenzione costantemente rivolta a quanto sta avvenendo nella mente ci rende meno sensibili al contatto con gli altri e con l’ambiente, minaccia il senso della spiritualità e della capacità di amare: perché l’amore, come la spiritualità, si fonda sulla capacità di protendersi al di là del proprio Sé. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©Kastriot Halili Photo
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