
Quando guardiamo un film e arriva una scena in cui il protagonista è nei guai, perchè soffre, ha paura, è arrabbiato o ha un disperato bisogno d’amore non pensiamo “C’è qualcosa di sbagliato nel film”! No, non pensiamo che il film sia “rotto”. No, abbiamo fiducia che quella scena sia parte del film. Anche se non ci piace, anche se è dolorosa, o troppo intensa da guardare, sappiamo in qualche modo che quella scena non è sbagliata, che il film non è inadeguato, anche se il personaggio principale si sente, in quel momento, sbagliato.
Possiamo cominciare a fidarci delle nostre scene, del nostro momento presente, nello stesso modo in cui ci fidiamo delle scene di un film? Chi conosce la trama? Le nostre scende dolorose, i nostri fallimenti, persino le situazioni in cui siamo completamente bloccati, possono essere un incredibile punto di svolta e molto spesso lo sono. Potrebbe essere la scena dopo quella che ci offre tutte le risposte.
Il film della nostra vita non è ancora stato scritto. Si scrive lungo il percorso. Non possiamo giudicare una scena buona o cattiva dal punto in cui siamo, dal presente.(…)
La mente trasforma tutto in una destinazione. L’amore, la guarigione, l’accettazione, la pace, la gioia, anche la crescita spirituale diventa una destinazione, una scena in cui raggiungere qualcosa. Qualcosa che ancora non c’è.
Non c’è niente di male nell’immaginare situazioni alternative. Solo che, molto velocemente, il nostro sforzo per arrivare là, a destinazione, diventa un modo pe resistere a quello che c’è qui. E la destinazione diventa più importante del viaggio. Jeff Foster
© Nicoletta Cinotti “Addomesticare pensieri selvatici” Foto di © rogilde – roberto la forgia
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