Ci sono molte situazioni in cui possiamo provare senso di colpa: un dissidio che ha preso confini inaspettati, un piccolo dispetto, la consapevolezza di un’aggressività inutile.
Possono essere situazioni in cui comprendiamo perché ci sentiamo in colpa. Poi c’è un senso di colpa che è sottile come un filo di seta: quello che nasce dal bisogno dell’altro.
Non ci sentiamo in colpa per qualcosa che abbiamo fatto ma per qualcosa che non abbiamo fatto ma che avremmo potuto fare. E già così, con questa semplice descrizione piena di ipotesi, possiamo capire quanta proliferazione mentale questo senso di colpa produce.
L’interruttore di questo senso di colpa è il bisogno dell’altro: un bisogno che può essere reale o manipolatorio ma che senza dubbio attiva il nostro disagio.
Un disagio importante perché, per sbarazzarcene, entriamo in azione prima ancora di averlo sentito. Un’azione che non è tanto per l’altro quanto per noi: speriamo di riacquistare la pace.
Quando in una relazione entra questo tipo di senso di colpa la pace non si raggiunge con l’azione: si raggiunge con l’in-azione che ci permette di esplorare a fondo le nostre emozioni. Cos’è che davvero non abbiamo dato? E cosa davvero non ci perdoniamo? Potremmo scoprire che la nostra colpa ha un piccolo nome: si chiama libertà. Libertà da un’immagine di perfetta bontà e prodigalità che va oltre i nostri limiti e confini.
Sentirsi amati solo quando si è perfetti è una strada a senso unico la cui destinazione è il senso di colpa. Alexander Lowen
Pratica di bioenergetica: Grounding
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©*G@bry*
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