Quanti particolari hanno i nostri ricordi? Con quanta precisione ricordiamo quella volta che siamo stati felici, quella volta che ci siamo sentiti fortunati, quella volta che siamo stati contenti di come erano andate le cose? Sono ricordi che sollevano ancora ondate di sentimento, soddisfazione, sensazione corporee? Si sviluppano come un film, come una pellicola alla moviola?
Con quanta precisione ricordiamo quella volta che ci siamo sentiti soli, oppure quella volta che ci siamo sentiti tristi, o quella volta in cui abbiamo fallito un compito? Sono ricordi densi di particolari, pieni di azione, con molti dettagli o sono una specie di fermo immagine? Una fotografia statica che dipinge una scena triste e basta?
Perchè la memoria è davvero una strana capacità: per rimanere fluida, per ricordare con precisione ha bisogno della felicità che nasce da un corpo vitale. I nostri ricordi tristi sono immagini generalizzate, che ci fanno trarre conclusioni valide sempre: conclusioni sbagliate. Sbagliate proprio perchè nascono da un restringimento della consapevolezza disegnato dal fermo immagine. Chiudono il campo visivo a tutto il resto e tengono fermo l’aspetto traumatico. Per trarre conclusioni serene abbiamo bisogno di vedere tutta la ricchezza della nostra vita, tutta la ricchezza delle situazioni di vita.
Se hai tanti fermi immagine nella tua memoria, tante fotografie di ricordi in bianco e nero, è arrivato il momento di liberare la mente, di considerare quelle fotografie delle illusioni ottiche disegnate dalla lente dell’umore. A quei fermi immagine corrispondono aree del tuo corpo altrettanto ferme: ferme perché non percepite. Ferme perchè non vitali. Non puoi rimetterle in moto con la volontà, scacciando i ricordi, scacciando i pensieri. Rimetti in vita il tuo corpo e questi fermi immagine svaniranno come neve al sole. Cercare di scacciare queste memorie con i pensieri o con le parole è come cercare di far partire una macchina senza accendere il motore: fai una grande fatica e – finita la discesa, finito l’abbrivio – si fermerà di nuovo.
Se i tuoi ricordi sono vividi, ricchi di particolari, con una grande sequenza di scene vuol dire che sono davvero ricordi. Se sono fotografie statiche vuol dire che sono traumi e, per i traumi, la memoria non serve che a ri-alimentare il trauma: lasciale andare come piccole foglie nella pianura sconfinata della nostra vita.
Ogni approccio terapeutico che miri a radicare una persona nella realtà deve produrre un rilasciamento delle tensioni muscolari. Nell’analisi bioenergetica questo viene fatto mettendo la persona a contatto con le proprie tensioni, aiutandola a percepirle. Si può chiedere alla persona di compiere alcuni movimenti espressivi che siano in grado di attivare l’area immobilizzata e, successivamente si può aiutare la persona a rendersi conto del significato di queste tensioni: 1) quali impulsi vengono impediti dalla tensione?; 2) che ruolo ha la tensione nell’economia energetica del corpo?; 3) quale effetto ha sul comportamento e l’atteggiamento? Alexander Lowen
Pratica del giorno: Grounding o meditazione camminata
© Nicoletta Cinotti 2016 Mindfulness e bioenergetica Foto di ©sinetempore
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