Capita a tutti di sbagliare. Capita a tutti di ripetere un errore già fatto in passato: questo dispiace ancora di più. Perché ci dice che non abbiamo imparato, che siamo rimasti nello stesso punto dove eravamo prima.
Non ci dice nulla però sulla ragione per cui non abbiamo imparato, anche se sarebbe davvero utile.
Non impariamo tutte le volte in cui continuiamo a guardare le cose dall’esterno, dall’alto, da una prospettiva in cui non facciamo davvero parte del quadro. Tutte le volte in cui non vogliamo sporcarci le mani con la realtà della nostra esperienza. Tutte le volte in cui il nostro giudizio ci fa presumere di avere capito e imparato, dimenticando però, di sentire davvero cos’è successo.
Se ci mettiamo nel quadro, nella situazione, nell’errore, e lo sentiamo da dentro, il processo di apprendimento si attiva naturalmente. Perché quello che proviamo si ferma nel corpo e non solo nella mente. Non raccontiamo l’errore come se fossimo dei cronisti ma entriamo nei fili e nel tessuto di quell’errore. E, forse, possiamo aprirci al primo passo del cambiamento: perdonarci davvero perché abbiamo sentito dove abbiamo sbagliato.
Non si può cambiare niente dall’esterno. Stando al di fuori, guardando dall’alto, con un colpo d’occhio generale puoi scorgere le linee del disegno. Vedi cosa è sbagliato, cosa manca. Vorresti aggiustarlo. Ma non puoi annodare i fili. Devi esserci dentro, tesserli. Tu stesso devi esser parte del tessuto. Ursula Le Guin
Pratica di mindfulness: Meditazione sul cambiamento e la gentilezza amorevole
© Nicoletta Cinotti 2015 Scongelare il cuore
Foto di ©ALMartino Fiero del mio sognare
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