Capita spesso che la realtà ci offra dei limiti: li sentiamo come impossibilità, fatica, stanchezza o altre emozioni che consideriamo negative.
Cosa facciamo con questi limiti è però davvero la nostra opera d’arte.
Possiamo cercare di cambiare l’esterno, chiedendo alla realtà o agli altri di spostare un po’ più avanti il confine. Malgrado questo ci possa apparire una follia, lo facciamo più spesso di quanto siamo disponibili ad ammettere. Qualcosa ci dà fastidio e noi chiediamo alla fonte del disagio di eliminare quel disturbo. Mi dà fastidio come metti la giacca, come lasci le cose, come rispondi al telefono quindi ti chiedo di cambiare.
E se l’altro non risponde prontamente ci sembra una mancanza di rispetto. Perché a quel punto sa che ci disturba.
Oppure possiamo entrare dentro di noi, nemmeno tanto in profondità, e vedere dove si accende la spia del disturbo, cosa c’è in quella zona della mente o del cuore, e soprattutto cosa evitiamo di vedere chiedendo al mondo di cambiare.
Questa differenza tra limite esterno e confine interno non è indifferente: alla fine molto del nostro disagio nasce proprio dall’incontrare qualcosa di indesiderabile, qualcosa d’inaspettato oppure semplicemente qualcosa che non vogliamo. Nasce dal non conoscere il desiderio profondo del cuore ma solo l’impulso improvviso della mente.
Ogni giorno ci sono centinaia di momenti che non vogliamo e che ci troviamo di fronte come onde che nascono dal mare indifferenziato delle nostre vite.Cosa potrebbe accadere se, anche per pochi secondi, interrompessimo il frenetico scorrere della nostra attività, la negazione, la recriminazione o il rifiuto che di solito accompagnano questi momenti?
Permetti che tutto questo sia una sorgente di informazioni piuttosto che un’altra occasione di autocritica o un’altra risposta automatica. Saki Santorelli
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