Ci sono aspetti che sono delicati e che per questo meritano un’attenzione particolare: le nostre aspirazioni sono così. Delicate e fertili come i semi. Sono quelle che in adolescenza ci fanno sognare il nostro futuro, quelle che ci danno l’orientamento in qualsiasi momento della nostra vita. Sono vulnerabili perché suscettibili alle delusioni e ai fallimenti che possono portarci a nasconderle o tradirle. Eppure non possiamo andare davvero avanti, non possiamo crescere senza le nostre aspirazioni.
Risvegliare l’aspirazione, tanto più siamo in un momento di difficoltà o aridità, è centrale perché parlano delle nostre qualità di base, dei nostri movimenti verso la crescita, della nostra fiducia in ciò che siamo. Una fiducia che va sempre un po’ al di là di noi stessi perché una vera aspirazione include sempre il dialogo con la vita. Non si limita ai nostri progetti personali ma mette in campo un piano più ampio e vasto, una visione più ricca di noi stessi e degli altri.
Per rimanere in dialogo con questa parte di noi abbiamo bisogno di spazi di solitudine che ci permettano l’ascolto della nostra voce interiore, che ci permettano di declinare la nostra appartenenza al mondo, con unicità e capacità di relazione.
Se perdiamo il legame con le nostre aspirazioni mettiamo i nostri affetti in una condizione di freddezza e gli togliamo quelle qualità di comprensione e compassione che ne fanno parte. Se abbiamo deciso di rinunciare alle nostre aspirazioni non possiamo provare compassione: è troppo rischioso avere una prospettiva così ampia. Ti sveglia il cuore tuo malgrado.
Il primo monito è risvegliare l’aspirazione. A livello elementare significa semplicemente ricordarsi di praticare, in senso più ampio significa considerare la nostra angoscia particolare come il nostro sentiero, come un’occasione per vedere e aprirsi. Ezra Bayda
Pratica di mindfulness: Centering meditation
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©dawn.v
Cara Nicletta, vorrei capire bene il pensiero che hai svolto oggi.
“: è troppo rischioso avere una prospettiva così ampia”
A cosa si riferisce questa frase? quale è l’ampia prospettiva che è rischiosa?
Grazie. Daniela
Ciao Daniela
quello che volevo dire con questa frase – che ha una struttura retorica e forse per questo può averti confuso – è che il nostro dolore a volte ci rende chiusi ad altre prospettive. Se ci apriamo alla compassione, verso noi stessi e verso gli altri, se inseriamo la prospettiva dell’altro, possiamo percorrere strade diverse. Strade che ci rendono più aperti anche nel dolore.
Un saluto affettuoso