
Per coltivare equanimità, cogliamo i momenti in cui sentiamo attrazione o avversione, prima che si induriscano in attaccamento o negatività. Ci alleniamo a stare con il luogo tenero e a usare le nostre inclinazioni come scalini per connetterci con la confusione degli altri. A questo riguardo sono utili le emozioni forti. Qualsiasi cosa sorga, non importa quanto negativa sembri, può essere usata per sentire la comunanza con gli altri che soffrono dello stesso genere di aggressività o di brama e che, proprio come noi, restano agganciati da speranza e paura. Così arriviamo ad apprezzare il fatto che siamo tutti sulla stessa barca. Abbiamo tutti un disperato bisogno di maggior comprensione profonda di ciò che porta felicità e di ciò che porta sofferenza.
Di recente mi trovavo a far visita ad una amica in un centro di meditazione. In pochi giorni, da più persone, mi sentii dire che arrivava sempre in ritardo. Lei giustificava i suoi ritardi con apparenti buone ragioni. Che fosse pure ipocrita irritava gli altri ancora di più.
Un giorno trovai la mia amica seduta su una panchina rossa in volto, tremava di rabbia. Aveva un appuntamento con qualcuno e stava aspettando da un quarto d’ora e la persona non si era ancora fatta vedere.
Era difficile non notare la comicità della sua reazione. Tuttavia aspettai per vedere se lei riconosceva che la situazione si era rovesciata, che questo era quello che per anni aveva fatto passare agli altri. Ma questa intuizione non arrivò affatto. Non riusciva a mettersi nei panni degli altri…Non era pronta a sentire la comunanza con tutte le persone che aveva fatto aspettare. Come molti di noi intensificava inconsapevolmente la sua sofferenza. Anziché lasciarsi ammorbidire dall’esperienza la usò per rafforzare la sua durezza e la sua indifferenza. Pema Chodron
©www.nicolettacinotti.net Dalla Rubrica “Addomesticare pensieri selvatici” Foto di ©MM – mammachemousse
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