
Una delle funzioni primitive – presenti fin dalla nascita – è il rooting, quel movimento della testa che fanno i bambini per trovare il seno a cui attaccarsi. È la prima ricerca che facciamo. Poi continuiamo a cercare tutta la vita. Così tanto fondamentale è la ricerca che esiste una specie di circuito cerebrale che viene chiamato proprio così: circuito della ricerca. È quello che non funziona più quando siamo depressi o abbiamo gli attacchi di panico.
Ogni cosa però ha il suo opposto: è importante cercare ma non deve allontanarci dall’intimità. Altrimenti il nostro cercare non sarà mai trovare. Cerchiamo ma questo cercare non può allontanarci dalla sosta e da quell’approfondimento che è così strettamente connesso all’intimità. All’intimità con gli altri e al diventare intimi con la nostra esperienza.
Di tutte le ricerche la più calda è la ricerca di un partner. Una ricerca che non si ferma quando l’abbiamo trovato. Quando l’abbiamo trovato inizia un nuovo percorso che è raggiungere il centro della nostra capacità d’amare. Un percorso che possiamo fare in qualunque relazione: quello che cambia è solo la sfumatura dell’intimità che sperimentiamo. Qualsiasi relazione – d’amicizia, di conoscenza, d’amore – può portarci in quel luogo: al centro della nostra capacità d’amare. In quel punto dove, cercare, vuol solo dire andare in profondità. Quel luogo dove la distanza non diventa separazione né solitudine.
Nella pratica zen trovare il toro significa trovare il nostro vero sé, il vero oggetto della nostra ricerca. È una metafora per indicare l’illuminazione, il raggiungimento della gioia e del senso della vita, il risveglio dal sogno del vuoto e della separazione. È questo che in realtà cerchiamo quando cerchiamo l’anima gemella. Una volta trovato il toro, una volta raggiunto il centro del nostro essere dopo aver tolto di mezzo tutto ciò che è falso, abbiamo raggiunto il centro della capacità d’amare. Lo zen dice che ora possiamo tornare nella piazza del mercato con “mani che aiutano”. Le mani che danno aiuto sono mani aperte, mani capaci di dare e ricevere amore. Non sono mani che trattengono, afferrano, distorcono o possiedono ma mani duttili, flessibili, nutritive. Queste sono le mani e questo è il cuore necessario per vivere una vita d’amore. Brenda Shoshanna
Pratica di mindfulness: La nostra canzone
© Nicoletta Cinotti 2022 Il Protocollo di mindfulness interpersonale
Lascia un commento