
Il mito dell’infanzia felice
Abbiamo l’idea che l’infanzia sia il periodo più felice e spensierato della nostra vita. Fortunatamente è vero nella maggioranza dei casi per alcuni motivi piuttosto strabilianti.
Strabilianti perché non penseremmo mai che uno dei motivi di felicità, nell’infanzia, sia la capacità di immergersi interamente in una esperienza. Questo farsi totalmente catturare da quello che sta avvenendo è uno dei fattori che correla di più con la soddisfazione e, quindi, con la felicità. Ce lo racconta Daniel Goleman in uno dei suoi libri, ‘Focus – Perchè fare attenzione ci rende migliori e più felicì, Il modo più diretto per rafforzare l’attenzione? «È la meditazione, non per scopi religiosi ma pratici. Aumenta la connettività tra i circuiti cerebrali» spiega Goleman, che ha insegnato psicologia ad Harvard.
L’attenzione non è tutta uguale
Esistono diversi tipi di attenzione e la concentrazione è uno di questi. Un altro è la consapevolezza aperta, sensoriale, che attiviamo quando siamo immersi nella natura. Un terzo tipo è quella creativa, quando si lascia la mente vagare e il quarto è la vigilanza, quella che, per esempio, troviamo nei controllori di volo che hanno un basso livello di focus, ma sono subito pronti a reagire se succede qualcosa. Goleman spiega anche quali sono le qualità che fanno un leader. “Tre i tipi di focus (o attenzione) fondamentali: l’attenzione interna o autoconsapevolezza che aiuta ad essere collegati con tutte le esperienze passate quando si deve prendere una decisione. È utile anche dal punto di vista etico e aiuta a restare calmi in situazioni di stress. C’è poi l’attenzione verso gli altri, che aiuta a sviluppare l’empatia, e quella esterna, importante per capire il contesto in cui si opera e definire le strategie”. “È sicuramente difficile in ambienti rumorosi come gli open space concentrarsi, ma la distrazione emotiva è più pericolosa del chiasso in una stanza”
L’economia dell’attenzione
L’economia dell’attenzione di un bambino è diversa da quella di un adulto: è meno capace di dare delle priorità e di escludere gli stimoli secondari o irrilevanti ai quali può dare una attenzione totale (Suscitando il nervosismo del genitore che ha fretta). Attenzione (chiamo la vostra parte vigilante) però che c’è una relazione stretta tra la sovra-stimolazione e la disattenzione. I bambini vengono esposti, fin dalla nascita, ad un ambiente iper-stimolante. Questo può essere un vantaggio per una mente flessibile e in crescita ma può diventare anche una fonte di stress e una inclinazione ad una attenzione divisa e troppo labile. Se questo è vero per un bambino è vero – anche se in misura diversa – anche per un adulto: troppi stimoli ci confondono e ci stancano tantissimo. Provate ad andare ad un Salone o ad una Fiera. Farete pochissimi chilometri tra uno stand e l’altro ma, alla fine, sarete stanchissimi. Perché? Perché avete fatto indigestione di stimoli!
Allora abbiamo bisogno di ridurre gli stimoli?
La risposta – forse semplicistica più che semplice – potrebbe essere quella di ridurre gli stimoli. È una strategia che va benissimo ma che non è sufficiente, se non siamo consapevoli che è possibile essere distratti anche in presenza di un solo stimolo. Perché la distrazione è qualcosa che nasce anche dentro di noi e non è solo la risposta alla sovraesposizione.
Come regolare la tendenza a distrarsi? Sappiamo che la meditazione può essere un buon modo. Per questo è bene sfatare anche qualche mito sulla meditazione. Perché la meditazione in effetti – almeno la meditazione di consapevolezza o mindfulness – non insegna capacità che non abbiamo: insegna a non perdere la mente del principiante tipica dei bambini. Insegna a ritrovarla e insegna ai bambini a crescere senza perderla. Inoltre la meditazione non porta altrove ma, anzi, invita ad essere esattamente dove siamo ed esattamente come siamo.
Cos’è la meditazione? Non è quel che pensi!
Qualche anno fa Jon Kabat Zinn apriva così – “La meditazione? Non è quel che pensi!” – una riflessione per sfatare alcuni dei più diffusi equivoci sulla meditazione. In effetti spesso pensiamo alla meditazione come a qualcosa che ci porta altrove, in una situazione di calma e tranquillità.
È vero che la meditazione può calmare i bambini – e gli adulti – ma non è un’altra forma di rilassamento. La meditazione non è un “bagno caldo” tra candele profumate e incensi.
Meditazione significa abbracciare con consapevolezza tutti gli stati mentali, senza preferirne uno all’altro. È un invito ad andare al di là dell’associazione – spesso molto superficiale – evento negativo = male, evento positivo = bene. Tutti noi abbiamo sperimentato eventi che sembravano negativi e che si sono rivelati importanti punti di svolta e successi che, alla fine, tanto successi non erano. Invita quindi a sospendere il giudizio immediato per prolungare l’esplorazione. Invita a passare dal reagire al rispondere. Ecco perché la meditazione e la regolazione cognitiva si guardano con simpatia e vanno d’accordo!
Io sono molto razionale
“Io sono molto razionale” è una frase che mi sento dire spesso, spessissimo. Soprattutto da persone che usano le leggi della razionalità e della logica per comprendere le proprie emozioni. Il risultato spesso è un rimuginare un po’ frustrante perchè le emozioni non seguono tanto le leggi della logica (Che impertinenti che sono le nostre emozioni!). La regolazione cognitiva è qualcosa di diverso dalla razionalità logica. Sono i processi che ci permettono comportamenti finalizzati.
Ve lo dico in brevissimo, con una lista (ma se volete basta che vi ricordiate che riguarda le abilità di pianificazione e saltate al paragrafo successivo)
Lista della regolazione
- pianificazione;
- lo spostamento di un pensiero o dell’attenzione;
- l’organizzazione;
- l’inibizione di un pensiero ( e qui, cari razionali domandatevi quanto vi costa abbandonare un’idea fissa e saprete subito se avete una buona regolazione cognitiva);
- l’inibizione di un comportamento inappropriato, della serie rispondere ma non reagire;
- a messa in atto di un comportamento complesso e prolungato nel tempo.
- Si esprimono attraverso delle funzioni esecutive che sono abilità che impariamo nel corso della nostra crescita attraverso alcuni elementi. (Ti stai annoiando? Guarda che potrebbe essere perché fai fatica a mantenere l’attenzione! Rilassati che adesso viene il bello!)
Cos’è la funzione esecutiva e che relazione c’è con la meditazione?
Le funzioni esecutive sono capacità che entrano in gioco nell’apprendimento di nuovi compiti, quando usciamo dalla routine consueta e ci viene chiesto di imparare qualcosa di nuovo: la facilità con cui impareremo dipende dalla maturità delle nostre funzioni esecutive. Sono le funzioni alla base della pianificazione, come ho detto prima, e ci permettono di creare strategie e, più in generale, sono i processi di problem solving: quelli che ci fanno avere idee nuove e creative.
La funzione esecutiva è strutturata attorno a tre elementi (rifaccio una lista):
- inibizione della risposta.L’inibizione è la capacità di inibire deliberatamente gli impulsi ed escludere le informazioni irrilevanti. Va d’accordo con uno dei tipi di attenzione di cui parlavo prima: la concentrazione
- aggiornamento della memoria di lavoro. La memoria di lavoro riguarda l’abilità di mantenere in memoria informazioni per usarle per brevi periodi di tempo
- flessibilità cognitiva. é la flessibilità di risposta e la possibilità di attuare comportamenti diversi in base al cambiamento delle regole o del tipo di compito. La flessibilità è legata ad una attenzione creativa e alla consapevolezza aperta.
La distrazione?
Sembra abbastanza intuitivo che questi tre aspetti siano rilevanti per l’apprendimento scolastico; risulta meno chiara la relazione con la meditazione. Durante la pratica l’invito è quello di inibire la distrazione – non sopprimendo gli stimoli ma insegnando a seguire un solo stimolo per volta – in modo da esplorare quello che sta succedendo senza trasformarlo immediatamente in azione. Il risultato – nel tempo e con la ripetizione – è un rafforzamento sia della regolazione cognitiva che delle abilità di riflessione. Così il gioco è fatto: utilizzando capacità già presenti – la capacità di attenzione intenzionale, la concentrazione, la consapevolezza – offriamo strumenti che permettono di conoscere e regolare i propri percorsi emotivi e cognitivi. Mica male, vero? E noi, che pensavamo di essere razionali, adesso che facciamo?
Sono regolato o razionale?
Intanto, cari razionali, domandatevi quanto è flessibile il vostro pensiero. Quanto siete disponibili a cambiare idea perché avete raccolto nuove informazioni e quanto, invece, pretendete di imporre un sistema logico di causa – effetto. Se siete molto lineari nel pensiero è molto probabile che non abbiate una buona regolazione cognitiva e che abbiate bisogno di ammorbidirvi un po’ per alimentare il pensiero creativo.
Attenzione però (chiamo di nuovo l’attenzione vigilante): se prendiamo la meditazione come un metodo funzionale ad un risultato – scolastico, emotivo, o cognitivo – abbiamo sbagliato strada. Nella meditazione quello che otteniamo è qualcosa di diverso: troviamo la direzione senza sforzarci. Otteniamo dei risultati abbandonando la performance. Impariamo a partire dall’esperienza e lasciamo che sia l’esperienza ad indicarci il prossimo passo. E a fare quel passo nel rispetto del nostro ritmo naturale, senza spinte.
Sappiamo che la meditazione fa bene ma se la usassimo per ottenere – forzosamente – dei risultati ne altereremmo la natura e non otterremmo più quello che cerchiamo. Insomma in questo caso nessuna pressione per ottenere un risultato ma accoglienza di quello che c’è: è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E quando dico questo parlo della consapevolezza aperta (ti ricordi? È uno dei tipi di attenzione di cui abbiamo parlato prima) E, come capite bene, questa è una vera sfida: niente performance ma solo consapevolezza non giudicante, e pratica di tutti i diversi tipi di attenzione. Forse, direte voi, era meglio essere distratti!
Bibliografia
Badouin B., Medito e sono felice, Sonda Ed.
Goleman D, Focus. perché fare attenzione ci rende migliori e più felici, Rizzoli Ed.
Toro M.T., Crescere con la mindfulness, Angeli Ed.
Viterbori P.et alii, Diamoci una regolata!, Angeli Ed.
© Nicoletta Cinotti 2017 Foto di ©cinzia_b13/ cinzia bruschini