
Ci sono poche condizioni più dolorose e frustranti di quelle che producono ambivalenza. Vorremmo fare una cosa ma anche il suo opposto. E questo ci fa precipitare nel dubbio e nella stagnazione. Siamo convinti che dovremmo scegliere una direzione ed eliminare l’altra ma non sappiamo quale delle due sia da scegliere. Facciamo un passo in una e subito ci assale il dubbio. Torniamo indietro e succede la stessa cosa. Può sembrare strano ma possono passare anni così, in un balletto che non conduce da nessuna parte. Un balletto tanto più doloroso perchè i temi su cui siamo ambivalenti, molto spesso sono temi vitali. Non è la scelta quotidiana quella in cui l’ambivalenza fa danni: sono le scelte esistenziali. Cambio lavoro o rimango qui? Mi separo o rimaniamo insieme? Vado a vivere in un’altra città o lascio perdere?
Sono sempre scelte che presuppongono una possibilità di cambiamento: un cambiamento di qualità.
È la nostra mente – bambino che ci fa precipitare nell’ambivalenza. Una mente che crede che le cose debbano essere bianche o nere, belle o brutte, giuste o sbagliate. Crescendo diventa sempre più necessario aprire la consapevolezza alle sfumature e alla flessibilità e permettere che la nostra ambivalenza diventi un sentimento misto. Per farlo abbiamo bisogno di aprire la mente e ammorbidire il cuore. Comprendere che possono esserci, contemporaneamente, sentimenti diversi per la stessa cosa, avere lo spazio per esplorarli, tenerli nella consapevolezza senza pensare che è vero uno o è vero l’altro, è il passaggio che abbiamo bisogno di fare. Quando ci mettiamo in questa posizione possiamo vedere tutto il panorama della nostra vita e non solo il frammento sul quale proviamo ambivalenza. E fare quell’azione che tanto temiamo: scegliere. Guardare entrambe e scegliere, sapendo che questo comporta il rischio di sbagliare.
L’ambivalenza vorrebbe eliminare l’errore dalla nostra vita: come cura è peggio della malattia che tenta di risolvere. Sbagliare è una possibilità sempre presente. Anche la stagnazione in cui ci rifugiamo per la paura di sbagliare è un errore. E, comunque, alla fine sarà la vita a decidere e quando lo farà sarà perchè abbiamo fatto tardi a scegliere e ci imporrà qualcosa che, forse, non vogliamo.
Sbagliare è un dono che porta con sé un regalo: imparare
“Questo momento è completo così com’è; io sono completo così come sono; le cose vanno bene così come sono”. Queste frasi ci permettono di rilassarci nella situazione in cui ci troviamo piuttosto che inseguire l’idea che ci sia qualcosa di sbagliato, o che abbiamo fatto o faremo qualcosa di sbagliato. Non lo diciamo per rimanere fermi ma per stare con gentilezza e apprezzamento in noi stessi. Pema Chodron
Pratica del giorno: Grounding
© Nicoletta Cinotti 2018 A scuola di grazia e non di perfezione: Ritiro di primavera 27 – 29 Aprile 2018
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