
Possiamo scegliere tra il coraggio e la comodità, ma non possiamo avere entrambi e non allo stesso tempo. Essere vulnerabili non significa vincere o perdere, bensì avere il coraggio di scoprirsi e di essere visti per come si è, senza alcuna garanzia sui risultati. La vulnerabilità non è una debolezza, ma la più grande dimostrazione di coraggio.
Vorrei precisare che queste non sono vere e proprie «regole», bensì mie personali linee guida. Sono tuttavia convinta che esistono anche alcuni princìpi di base sul coraggio, sulla vulnerabilità e sul superamento delle avversità che è bene comprendere prima di iniziare il nostro percorso.
Le potrei definire le leggi fondamentali della fisica emotiva: sono verità semplici ma profonde che ci aiutano a capire perché il coraggio, per quanto raro, abbia il potere di trasformarci. Sono i princìpi da seguire per rialzarsi più forti di prima.
- Se siamo sufficientemente coraggiosi abbastanza spesso, prima o poi falliremo: è la legge fisica della vulnerabilità. Quando ci impegniamo a scoprirci, rischiando di cadere, in realtà ci impegniamo a fallire. Osare non significa essere disposti a rischiare un insuccesso bensì sapere che, presto o tardi, si cadrà e poi ci si rialzerà. La fortuna sorride agli audaci, ma anche il fallimento.
- Quando si cade per un atto di coraggio non si può più tornare indietro. Ci si può risollevare da una caduta, da un fallimento, ma non si può più ritornare alla situazione in cui ci si trovava prima di essere coraggiosi o prima di fallire. Il coraggio trasforma la struttura emotiva del nostro essere e questo cambiamento comporta spesso un profondo senso di perdita. (…)Questa nuova consapevolezza può anche essere corroborante, renderci più motivati e ricordarci che ci siamo impegnati a vivere con tutto il cuore. Destreggiarsi fra il desiderio di voler tornare indietro all’attimo che precede il rischio e la caduta e la voglia di andare avanti e mostrare ancora più coraggio è una tappa irrinunciabile del processo di rinascita.
- Questo percorso può essere compiuto soltanto da voi, ma nessuno arriva al traguardo da solo.Per chi ha paura di restare solo, affrontare la solitudine intrinseca di questo processo è una prospettiva sconfortante. Per coloro che invece preferiscono isolarsi dal resto del mondo e cavarsela in autonomia, la vera prova consiste nell’imparare a entrare in contatto emotivo e affettivo con gli altri, ossia a chiedere e a ricevere aiuto.
- Narrare è nella nostra natura. In una cultura dominata dal senso di inadeguatezza e dal perfezionismo, il motivo per cui vogliamo ammettere i nostri vissuti difficili, integrarli nelle nostre esperienze e condividerli è incredibilmente semplice: lo facciamo perché ci sentiamo veramente vivi quando entriamo in comunione con gli altri e abbiamo il coraggio di raccontarci.
- La creatività ingloba la conoscenza in modo che possa diventare una consuetudine. Spostiamo ciò che apprendiamo dalla testa al cuore attraverso le mani. Siamo costruttori nati e la creatività è l’atto conclusivo dell’integrazione: è il modo in cui inglobiamo le nostre esperienze nel nostro essere.(…)Ciò che comprendiamo e impariamo sulla rinascita dopo un fallimento sono solo chiacchiere finché non lo viviamo e non lo facciamo diventare parte di noi, integrandolo mediante una forma di creatività. Brenè Brown
© www.nicolettacinotti.net Rubrica Addomesticare pensieri selvatici Foto di ©morillo
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