Soffriamo di tante malattie alle quali diamo nomi scientifici: ansia, depressione, attacchi di panico, paranoia, ossessione, compulsione, dipendenza. Potrei continuare in un lungo elenco con nomi sempre più esotici. Ma alla fine sono tutte diverse forme di un’unica malattia: la malattia dell’ascolto.
Perdiamo l’abitudine ad ascoltarci e non ascoltandoci non riusciamo più a dare significato a quello che sentiamo. E, a quel punto, quello che sentiamo diventa un sintomo che ci appare sempre più estraneo e misterioso fino a convincerci che dobbiamo curarci. Abbiamo ragione: dobbiamo curarci. Ma non dobbiamo curare l’ansia, la depressione, il panico e così via. Dobbiamo curare quella difficoltà ad ascoltarci che fa sì che ci sia necessario un traduttore, un curante, un ricercatore di significati per noi.
È per questo che la mindfulness e la bioenergetica non solo curano ma funzionano: perché insegnano – giorno dopo giorno – con gentilezza e senza pressioni – come fare ad ascoltarci. Allora, quando comprendiamo cosa ci succede, comprendiamo anche perché soffriamo e possiamo rimuovere l’origine della nostra sofferenza.
Senza questo ascolto – che si chiama consapevolezza – non è possibile. E, in più, rischiamo anche di non saper dare, a chi cura, le informazioni necessarie per aiutarci.
Se non sappiamo neppure dove siamo – una conoscenza che deriva direttamente dall’esercizio della consapevolezza – malgrado tutti i nostri sforzi e le nostre aspettative non possiamo far altro che procedere in un circolo vizioso. Jon Kabat Zinn
Pratica di Mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2016 Le radici della felicità
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