
La depressione è uno dei disturbi più comuni e potenzialmente gravi, dei nostri giorni. Ci sono tanti motivi per occuparci di questo problema: è un disturbo che tende a cronicizzarsi e a recidivare e limita fortemente la qualità della vita. Inoltre molto spesso si presenta come un comportamento rabbioso e collerico e quindi di difficile diagnosi. Gli articoli in cui parlo della rabbia sono una introduzione all’approfondimento sulla depressione. In alcuni casi la depressione può manifestarsi come comportamento rabbioso e impulsivo, in altre sembra che la persona non sia più in grado di avere nemmeno la risposta fisiologica di auto-assertività che sarebbe necessaria.
Depressione e emozioni di base
In Emozione e ragione ho parlato di sette emozioni primarie che corrispondono ad emozioni di base che strutturano la nostra personalità e la nostra modalità abituale di risposta alle sfide della vita.
Sebbene possano essere molte le situazioni emotive che scatenano una risposta depressiva (un lutto o un fallimento personale o professionale, per fare solo un esempio), sappiamo anche che, a livello di queste emozioni di base, la depressione è sostenuta da una iperattività della risposta di panico del sistema di separazione, seguita da una fase di disperazione che comporta una inattività del sistema di ricerca.(Solms & Panksepp 2011).
Questo impasse tra il panico da separazione e la stasi della ricerca di situazioni nuove spiegherebbe come mai molte perdite sociali sono precursori di risposte depressive.
Lo stress da separazione
Lo stress da separazione può produrre delle forme di “protesta” – che spiegano i comportamenti rabbiosi presenti in alcune forme depressive – e influenza la formazione dei legami tra bambini e caregiver ma anche la crescita di un senso di socialità più allargato come l’amicizia, e la socialità. Il fatto che la separazione faccia emergere una paura ci porta a rimanere all’interno delle relazioni di cura. Ovviamente se la ricerca di relazioni di cura non riesce – come accade talvolta – è possibile che si strutturi una paralisi tra “paura della solitudine” e “Paura delle relazioni” che diventa prodromico di risposte depressive. La transizione in questo caso tra protesta, tristezza, lutto diventa la strada verso la depressione. In una visione riparativa invece la protesta permette al nostro caregiver di modulare l’intensità del legame. Se questa modulazione non riesce corriamo il rischio di entrare in una rottura relazionale e in un ritiro riparativo che, stabilizzato, può condurre alla depressione.
Quando la protesta fallisce
La protesta è un comportamento su base biologica che esprime quella “rabbia fisiologica” di cui ci parla la bioenergetica. E’ un segnale che dovrebbe attivare l’attenzione del caregiver (madre o psicoterapeuta) e i comportamenti di ricerca. Lo scopo è quello di diminuire la separazione ma purtroppo spesso ottiene proprio l’effetto contrario. Se il nostro caregiver non regge la frustrazione narcisistica che è connessa ad essere oggetto di protesta, interrompe o punisce il “piccolo ribelle” in modo diretto o indiretto, con una riduzione del legame.
Il problema è che questi comportamenti di protesta – attivi o passivi – vengono portati avanti anche da adulti, nei confronti di amici, parenti e partner. L’effetto raramente è quello sperato e non si hanno maggiori attenzioni ma un progressivo disinvestimento relazionale che conferma il sistema di iperattivazione panica e paralisi della ricerca, innescando un pericoloso circolo vizioso.
La consapevolezza può essere la strada
La ragione principale per cui l’aumento della consapevolezza ha effetti positivi sulla depressione è che rende la persona più attenta alle proprie modalità abituali di risposta e sposta la sua attenzione dalla stasi alle possibilità di movimento, psichico e fisico. Sappiamo, a questo proposito che l’attività fisica è un importante regolatore dei livelli di serotonina e un modulatore della percezione del dolore. Ma oltre che per queste ragioni l’attività fisica nei soggetti depressi è importante per riattivare delle risposte positive di ricerca portate avanti in prima persona.
La depressione quindi fa così male…
…perchè si accompagna ad una diminuzione dei sentimenti di sicurezza interiore dovuti sia alla sensazione di stress da separazione sia perché ci convince a lasciar perdere i nostri tentativi di ricerca di buone relazioni sociali portandoci così ad essere distaccati dal mondo.Quest’ultima sensazione viene sostenuta da una diminuzione delle nostre attività di ricerca di contatto. Il fatto che questi sentimenti- di separazione e di demotivazione al contatto – siano facilmente provocati e difficilmente cancellati aumenta la vulnerabilità depressiva e i comportamenti maladattativi.
© Nicoletta Cinotti
[ecs-list-events design=”columns” limit=’6′ cat=’protocollo-mbct’ thumb=’true’ excerpt=’true’ viewall=’false’ venue=’true’ contentorder=’date, title, venue, excerpt, thumbnail’]
[…] ormai ben noto come i disturbi affettivi, che comprendono ansia e depressione nelle diverse varianti cliniche, presentino un trend in continua ascesa nelle società occidentali […]