Spesso pensiamo che per cambiare, dal punto di vista psicologico, ci sia solo la strada rappresentata dall’analisi verbale, dalla ricostruzione biografica ed emotiva dei nostri traumi passati. In effetti inizialmente Freud aveva tracciato queste linee guida. Inevitabile che, a più di un secolo dalla nascita della psicoanalisi, il cambiamento psicologico si sia arricchito di nuovi strumenti, e la visione di quello che significa “cambiamento” si sia modificata.
Oggi è molto più evidente che il cambiamento si ottiene non solo con il lavoro verbale, la conoscenza esplicita, ma anche con l’accesso a quel dominio non verbale, la conoscenza implicita di noi, che, di fatto, sta alla base del nostro funzionamento psichico.
L’importanza crescente che il dominio implicito riveste comporta anche un modificarsi degli strumenti dell’intervento terapeutico. Non più solo il lavoro di approfondimento del nostro passato ma anche il cambiamento come una funzione dell’apertura al momento presente. La diversità consiste in una concezione alternativa dell’inconscio: l’inconscio può essere visto freudianamente come la sede di impulsi oppure come potenziale di consapevolezza in divenire. In questo senso la guarigione e il cambiamento dipendono più da un mutamento di consapevolezza che dalla risoluzione di un conflitto.
Gli strumenti che espandono la consapevolezza diventano quindi strumenti di apertura al cambiamento e possono essere veri e propri strumenti terapeutici anche se non sono una vera psicoterapia. In questa luce vanno considerati le classi d’esercizi, il programma MBSR e il lavoro su Mindfulness e relazioni del Protocollo di Mindfulness Interpersonale e dei ritiri.
I due modelli di cambiamento che potremmo metaforicamente definire, “scavare”- come metafora del lavoro sulla conoscenza esplicita – e “aprirsi” – come metafora del lavoro sulla consapevolezza, spesso vengono posti in competizione.
Credo che invece i risultati migliori si ottengano dalla loro integrazione e che il lavoro sulla consapevolezza, più breve come tipo d’intervento e più economico, possa offrire un valido sostegno nei momenti di difficoltà.In fondo non conta solo quanto sappiamo di noi stessi, ciò che fa la differenza è come ci rapportiamo a quello che sappiamo. A volte è molto frustrante sapere molte cose su di noi e non riuscire a fare il più piccolo cambiamento!
Perché questo cambiamento possa realizzarsi abbiamo bisogno di avere acquisito una buona padronanza del nostro dominio implicito, una consapevolezza che nasce dall’esperienza corporea e che attiva cosi un processo riflessivo che parte dal corpo per arrivare alla mente.
A cura di ©Nicoletta Cinotti 2016
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