
Alla fine, la domanda che posso fare a chi mi sta intorno, non è di risolvere il mio problema, ma di aiutarmi a vedere chiaramente cosa è il problema. Ecco una richiesta legittima.
Vedo che c’è un conflitto in me. Mi rendo conto che non vedo chiaramente la situazione, altrimenti il conflitto sarebbe risolto. Non chiedo a qualcuno di liberarmi dai miei problemi, attraverso una medicina o un esercizio. Gli domando di aiutarmi a essere presente a ciò che è. Allora non è una domanda esteriore; è la richiesta di rinviarmi a me stesso. Lì si crea una risonanza. Lì sono possibili tutti gli aiuti terapeutici, amichevoli, di affetto.
Ma non prendete alla lettera tutto quello che è stato formulato. Qui non si danno regole. Niente da fare, niente da proibirsi, da impedire o da favorire.
Non si suggerisce altro che di rendersi conto del modo in cui si funziona. Vedo il mio funzionamento, vedo la paura, la gelosia, la tristezza, la solitudine….
Non è un fare. Non può generare alcun conflitto. Se si chiedesse di fare o non fare qualcosa, si potrebbe creare una certa forma di conflitto. Ma questi seminari non possono creare un conflitto, perché non si chiede di cambiare niente della propria vita. Si continua esattamente come prima e, se un cambiamento avviene, lo si accoglie, come il resto. È perché non c’è nulla da cambiare che si può essere disponibili. In questa disponibilità, il cambiamento avviene secondo le proprie modalità e non secondo un progetto da perseguire….Eric Baret
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