Tutte le creature di Dio, tranne l’uomo, esistono soltanto. L’uomo non si accontenta di essere soltanto; egli deve fare qualcosa, realizzare qualcosa, creare qualcosa. L’impulso dell’Io a creare produce cultura, (…) ma può anche essere lo strumento della sua distruzione (…).
L’antitesi tra essere e fare è riconosciuta dal nostro linguaggio. Quando diciamo: «Così sia», per esempio, intendiamo: «Non fare nulla». Fare qualcosa non è lasciar essere. (…) Quando la situazione è interiore, cioè uno stato dell’essere, cercare di cambiare questo stato con il fare ha come risultato una riduzione dell’essere. Questo può essere spiegato dal fatto che, per agire su di sé, una parte della personalità deve ribellarsi all’altra. L’Ego o l’Io si ribellano al corpo usando la volontà contro le sensazioni del corpo. In questo processo l’essere è scisso e quindi ridotto. (…) I nevrotici tentano sempre di cambiare se stessi usando la forza di volontà, ma questo serve solo a renderli più nevrotici. La salute emotiva può essere raggiunta solo attraverso una consapevolezza di sé e un’accettazione di sé. Lottare per cambiare il proprio essere ha come conseguenza che la persona è coinvolta più profondamente nel destino che cerca di evitare. (…)
Il cambiamento prodotto dall’applicazione di una forza dall’esterno è prodotto dal fare e influisce negativamente sull’essere. Tuttavia, c’è un processo di cambiamento che avviene dall’interno e non richiede sforzi coscienti. È chiamato crescita e migliora l’essere. Non è qualcosa che si può fare: quindi non è una funzione dell’Io ma del corpo. (…)
L’Io è impegnato a stabilire un fine e a controllare le azioni per raggiungerlo. D’altra parte un’attività in cui manca il coinvolgimento dell’Io appartiene alla modalità ‘essere’. Questo significa che, se il fine è secondario rispetto all’azione, l’attività si qualificherebbe come essere piuttosto che come fare. Per esempio, passeggiare per il corso appartiene alla modalità ‘essere’ mentre camminare rapidamente verso la stazione per prendere il treno è ‘fare’. (…)
Un’altra distinzione importante riguarda il centro dell’attività. Quando l’attività è centrata su ciò che accade nel mondo esterno, può essere considerata ‘fare’. Quando l’attenzione è rivolta su ciò che succede all’interno, cioè sulle sensazioni che si hanno durante un’attività, siamo nella modalità ‘essere’. Alexander Lowen
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