Ci sono emozioni che la nostra educazione non ci permetterebbe mai di esprimere. Le riteniamo inadeguate ed evitiamo di mostrarle. A volte le riserviamo per l’intimità, altre volte non le riveliamo a nessuno, se non a noi stessi.
Come se il punto fosse scegliere il luogo giusto per esprimere ciò che proviamo.
In realtà il cuore della questione non è questo. Il punto è che certe emozioni – che nascondiamo perché corrosive – non smettono di essere corrosive perché non le esprimiamo. Anzi, continuano a farlo dentro di noi e spesso, proprio il non comunicarle, aumenta la loro corrosività trasformandole in una rimuginazione continua. E in una distrazione continua.
La soluzione non è tacere. La soluzione è accogliere qualsiasi emozione ed impegnarsi ad esplorarne le caratteristiche percettive, energetiche, la qualità dei processi di pensiero che attivano.
Se ci limitiamo a non esprimerle, a percorrere la strada della repressione, dell’evitamento, della rimozione, ci trattiamo come se fossimo bidoni di spazzatura emotiva.
Ricicliamo le nostre emozioni corrosive attraverso la pratica, non trasformiamole in tensioni corporee, non trasformiamole in pensieri ripetitivi. Questa è la vera educazione: l’educazione alla gentilezza fuori e dentro di noi. Che non ci fa tenere dentro cose che mai metteremmo fuori.
Gli schemi non salutari della nostra personalità si possono riconoscere e trasformare in espressioni sane del nostro temperamento naturale. Jack Kornfield
Pratica di mindfulness: Lavorare con le emozioni
© Nicoletta Cinotti 2015
foto di ©Claudia Ioan
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