
Quando rivolgiamo l’attenzione al corpo possono emergere tante risposte diverse: possiamo scoprire il piacere della padronanza, la grazia dei movimenti, la varietà delle sensazioni fisiche, l’ampiezza del respiro.
Sensazioni vitali ed energiche. Perché allora abbandoniamo il corpo e lo tagliamo con facilità dal nostro spettro percettivo? Non è solo per non sentire il dolore: raramente la nostra vita è così piena di dolore da aver bisogno di anestetizzare davvero il corpo.
Spesso tagliamo il corpo perché ci rimanda con precisa consapevolezza che non siamo noi a controllare tutto. Ci rimanda con semplice chiarezza quanto tutto è in continuo cambiamento e quanto questo cambiamento ci mette di fronte a qualcosa di inaspettato o nuovo.
E’ questo saggio senso di incertezza, questo essere momento per momento, che spesso ci infastidisce e tagliamo via, diminuendo le sensazioni del corpo.
Solo con la mente possiamo pensare di avere il dominio sulle cose.
Con il corpo sappiamo che siamo parte di un tutto e in relazione con un tutto. Goccia nel mare. Nel corpo incontriamo la nostra paura di cadere o di essere lasciati. Nella mente possiamo costruire certezze che il corpo non vive. E che lo rendono duro e insensibile.
Se l’uomo non svanisse mai come il fumo su Toribeyama, ma durasse per sempre in questo mondo, quante cose perderebbero il loro potere di commuoverci. La cosa più preziosa nella vita è la sua incertezza. Anonimo giapponese
Pratica di bioenergetica: Mindful bioenergetics
© Centro Studi di Mindfulness e Bioenergetica
Nicoletta Cinotti 2015
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