
Mi trovo spesso a chiedere com’è un’esperienza. Altrettanto spesso a suggerire parole. I genere inizio chiededno se qualcosa è piacevole, spiacevole o neutro. Il neutro, alla fine è quello che suscita più perplessità
Non è difficile riconoscere se qualcosa va nel versante del piacevole o della spiacevole ma cosa proviamo quando qualcosa è neutro? Ci sono diverse sfumature di questo termine: una cosa è neutra quando non suscita reazioni. Possiamo prendere atto della sua esistenza senza sentircene direttamente coinvolti. È una sorta di calma accettazione e di sereno riconoscimento.
C’è però un’altra accezione di neutro che lo rende un po’ più complicato: il neutro che nasce dal fatto che non riusciamo a coinvolgerci in ciò che accade. Come se vivessimo in una bolla che rende tutto un po’ ovattato: il piacevole e lo spiacevole appaiono talmente tenui che quasi non li distinguiamo. Questa neutralità non parla di serena accettazione ma di depressione. E forse potremmo definire la depressione anche così: una difficoltà a coinvolgersi con quello che accade. Come se non volessimo sporcarci le mani. Come se le cose e la vita stessa scorressero lontano da noi.
Abbiamo voluto proteggerci dal dolore e alla fine ci troviamo troppo distanti dalla vita. Questa neutralità – che è sicuramente più tranquilla del tormento quotidiano – non va coltivata. Questa lontananza dal mondo esterno non ci protegge ma ci isola. il dolore non è l’unico aspetto che evitiamo con questa neutralità: evitiamo anche la gioia che, per essere vissuta aspetta solo la nostra disponibilità a coinvolgersi.
Una delle ragioni della mancanza di piacere nella nostra vita è che cerchiamo di rendere divertenti cose che sono serie e fare seriamente cose che dovrebbero essere divertenti. Alexander Lowen
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2017 Il protocollo MBCT
Allora sono depressa! Mi sembra di essere una spettatrice di ciò che accade senza entrare mai in scena.