
Ci sono molti modi per definire la consapevolezza e molti modi per sperimentarla. Per me la consapevolezza è contatto. Contatto, momento per momento, con il mondo interno ed esterno, senza giudicare e senza pretendere di cambiare quello che incontro.
Perché è il rifiuto del contatto che ci fa allontanare dall’esperienza e il rifiuto del contatto che ci fa temere la profondità dell’intimità. Consapevolezza infatti significa essere intimi con l’esperienza. E se abbiamo la possibilità di rimanere in contatto, i confini rigidi che ci definiscono diventano morbidi.
Così il contatto può essere a volte desiderio, a volte paura, a volte eccitazione. Altre amore, compassione o equanimità. Altre volte il contatto è un semplice contatto: sapere che stai toccando. E poi diventa, semplicemente, conoscere, dimorare nell’esperienza con interesse e curiosità.
L’esperienza fondamentale della consapevolezza è contatto e la coscienza che sorge da questo contatto. Non è importante se è la consapevolezza di un pensiero o di qualcosa di esterno come ascoltare qualcuno che parla. Sono sempre me che sperimento questo. E nel punto di contatto svanisce la relazione oggetto/soggetto. Rimane semplicemente “me che conosce”. Gregory Kramer
Pratica di mindfulness: Una pratica di Metta in-solita
© Nicoletta Cinotti 2023 Be real not perfect: crescita e cambiamento
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