
Molto spesso non percepiamo le nostre emozioni. Rimangono nascoste tra i pensieri oppure scappano nei nostri comportamenti. La ragione per cui non ne siamo tanto consapevoli è il giudizio. Tendiamo a giudicare, per vecchia abitudine, quello che proviamo. A correggerlo se non ci sembra adeguato. Come se fosse possibile un’educazione a sentire diversamente.
In realtà abbiamo tutto il diritto di provare quello che proviamo. Nessuna critica o nessun giudizio sul sentire: casomai il tema può essere scegliere se esprimerlo o come esprimere. Scegliere se trasformarlo in una azione o meno.
Paradossalmente lì avviene un pasticcio: se non siamo consapevoli di quello che sentiamo potremmo finire per dire – o fare – cose sulle quali non siamo pienamente d’accordo. Cose che ci scappano di mano. Allora, per non sbagliare incominciamo a trattenerci. Ci tratteniamo tenendoci indietro, tenendo dentro o mettendoci al di sopra o al di sotto di qualcosa o di qualcuno.
Sono mezzi impropri: tratteniamo a caso tutto per non scegliere cosa agire. Esercitiamo un controllo a tappeto per trovarci poi, senza rendercene conto, traditi dalla nostra impulsività.
Scegliere è necessario. Se non scegliamo lasciamo che la nostra vita sia trasportata dall’impulsività o repressa dal controllo. Nessuno dei due estremi ci rende felici. Perché continuare con mezzi impropri quando scegliere ci rende padroni della nostra vita? Lasciamo andare l’ansia dell’inizio e l’ansia della fine: scegliere è il movimento della direzione.
A ogni essere umano è stata donata una grande virtù: la capacità di scegliere. Chi non la utilizza, la trasforma in una maledizione – e altri sceglieranno per lui. Paulo Coelho
Pratica di mindfulness: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2017 Risolversi a cominciare Foto di ©FilippoDeSanctis
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