Capita spesso di sentirsi la testa tra le nuvole o di essere immersi in una sorta di nebbiolina interiore, un po’ torpidi, un po’ offuscati. A volte questa sensazione è la prima che emerge quando pratichiamo: siamo sveglissimi fino ad un attimo prima e poi offuscati appena iniziamo a praticare.
Quello che non pensiamo è che questa sia una strategia di fuga e, anche, una forma di controllo. Ci sembra impossibile controllare qualcosa essendo così rallentati! In realtà è una forma di controllo che passa dal tagliare via qualcosa che sarebbe presente nella nostra consapevolezza ma che non vogliamo vedere.
L’abbiamo imparato da piccoli: quella convinzione magica che se non dicevi cosa avevi combinato era come se non fosse successo ne è un esempio.
Non ci sono formule magiche per questo ottundimento: solo la pazienza di rimanere nell’esperienza e ripetersi mentalmente “Posso aprirmi anche a questa esperienza”. Oppure, se proprio siamo coraggiosi chiedersi – lasciando che la domanda si muova dentro di noi – “che cosa sto evitando di vedere con la mia distrazione e con il mio torpore?”.
Spesso, quando la nebbia si dirada, vediamo che era qualcosa di vicinissimo a noi e che, semplicemente, ci faceva paura. Perché le cose, viste da vicino, sembrano grandissime. Più grandi di quello che sono.
Le nuvole non possono sbarrarti il passo. Mark Strand
Pratica di mindfulness: Centering meditation
Foto di ©NAKKERO
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